A partire dalla seconda metà del 500 l'impero Romano si trovò in gravi difficoltà a causa delle frontiere troppo estese e della carenza di uomini e danari, complice la della grande peste del 541.
L'imperatore Maurizio si prodigò non solo nel riorganizzare il sistema militare e amministrativo dello Stato, ma anche nel ricacciare i nemici fuori dalle frontiere settentrionali.
Dopo aver stipulato un trattato di pace "eterna" con i Persiani, si rivolse contro Avari e Slavi che devastavano i Balcani, arrivando fino a Tessalonica.
Maurizio aveva capito che il limes sul Danubio non era più una difesa sicura e che l'unico modo per arrestare i nemici era colpirli direttamente nei loro campi al di la del fiume. Questa mossa, unita a vari provvedimenti fiscali impopolari e al rifiuto di far tornare le truppe a svernare nel caldo meridione, causò la rivolta delle armate danubiane che elessero imperatore Foca.
Chi era Foca? Nessuno, è la risposta migliore. Un misero centurione, semibarbaro originario della Tracia e quasi sicuramente analfabeta, che ottenne il favore delle truppe promettendo molto denaro e di abbandonare le fredda frontiera del nord.
Per una serie di eventi fortunosi riuscì a entrare a Costantinopoli e farsi incoronare imperatore, comprandosi il favore della gente della città con onerose donazioni. Il patriarca Ciriaco e le fazioni dell'ippodromo si unirono a lui e la sorte di Maurizio fu segnata.
Negli otto anni del suo regno, mentre le frontiere crollavano in ogni dove, l'imperatore attuò una serie di purghe molto simili a quelle staliniane, perlomeno questo ci tramandano le fonti, che non sono per nulla benevole verso di lui. Amministratori e magister (generali) furono torturati e uccisi per semplici sospetti, poi sostituiti dagli amici e dai parenti dello stesso Foca, che non avevano le competenze necessarie per svolgere le loro mansioni. Tutti i magister veterani e di grande capacità furono esiliati oppure uccisi, ad eccezione di Prisco, che sposò la figlia di Foca, Domezia, ed ottenne svariate cariche all'interno di Costantinopoli.
Riporto alcuni esempi di questa politica di raccomandazioni di Foca: suo fratello Comenziolo divenne magister militum praesentalis, mentre suo fratello/nipote Domenziolo divenne Magister militum per Orientem.
Il suo regno fu caratterizzato dall'assenza di giustizia: i processi agli oppositori erano spesso sommari e caratterizzati dalla crudeltà, poichè l'imperatore aveva una predilezione personale per la tortura ed era certamente un sadico, tanto da uccidere i figli di Maurizio sotto lo sguardo del padre e la loro madre qualche anno dopo.
Perseguitò con energia gli ebrei e monofisiti, causando rivolte su vasta scala.
Dopo i primissimi anni, le continue donazioni non furono sufficienti a comprarsi il favore del popolo, che lo consegnò su un piatto d'argento agli insorti di Eraclio. Di fatto non ci fu nemmeno una guerra civile e il nuovo basileus entrò trionfante a Costantinopoli supportato dalla fazione dei Verdi.
Vorrei ora approfondire un po' le caratteristiche del suo governo per come lo conosciamo:
Una volta conquistata la capitale e preso il potere Foca si dimostrò immediatamente come lo stereotipo del peggior plebeo: un uomo collerico, iracondo, rancoroso, incline alla violenza, dedito all'alcool e a sfruttare il potere per le proprie vendette e opinioni personali. Forse l'imperatore, data la sua umile condizione, pensava davvero di fare qualcosa di buono, ma si dimostrò incapace di riflettere e accettare consigli.
La classe amministrativa faticosamente costruita da Maurizio, seria e competente, fu sterminata rendendo la macchina burocratica lenta e servile.
Una volta sistemata la capitale, Foca rivolse la sua ira nel resto dell'impero, schiacciando senatori, proprietari terrieri e collaboratori di Maurizio e investendo ingenti somme di denaro nei giochi dell'ippodromo che invece erano stati praticamente assenti durante gli anni precedenti per un'attenta politica di risparmio.
Monofisiti, Ebrei e varie minoranze, che avevano goduto a durante il regno di Maurizio furono poi ben disposti a schierarsi con i Persiani.
I Persiani, il cui signore era stato amico di Maurizio che aveva ottenuto il trono per merito suo, mossero un esercito immenso con l'intenzione di rovesciare l'usurpatore. Appena arrivati in Armenia e dopo aver fatto strage nelle fortezze di frontiera, il generale Narsete, che comandava la difesa della città di Edessa, decise di passare dalla parte del nemico, forse perchè temeva di essere la prossima vittima delle purghe di Foca. L'imperatore avrebbe avuto bisogno di un esercito efficiente e di denaro per rimpiazzare le perdite, ma la sua politica “popolare” aveva svuotato le casse imperiali e la moneta si era svalutata forse del 50% in soli otto anni e chiaramente non poteva diminuire le paghe dell'esercito o tanto meno interrompere le sue elargizioni pubbliche, visto che la situazione politica aveva già fatto crollare la sua credibilità a picco.
Così, raccolse le truppe che potè e le inviò a combattere in oriente, dove furono rovinosamente sconfitte. Suo nipote Domenziolo, che era incaricato di guidare tutti gli eserciti d'oriente, collezionò solo sconfitte e l'unico intervento di Foca fu quello di sostituirlo con un altro fratello.
A questo punto Narsete si separò dai Persiani e tornò a Costantinopoli, probabilmente perchè Foca gli aveva promesso la pace e riuscì a convincerlo in qualche modo, ma una volta che il generale fu in città venne catturato e bruciato vivo sul rogo; Foca guadagnò solamente di aver ucciso un uomo, ma lasciato il suo esercito a combattere dalla parte del nemico (ben fatto!)
Il Miracula Sancti Demetrii ci dice di Foca che "soffocò l'amore e seminò l'odio in tutto l'Oriente, in Cilicia, in Asia, in Palestina, e nelle contrade circostanti, fino alla stessa città imperiale: i demi non si limitavano a spargere il sangue dei loro concittadini, ma gli uni irrompevano nelle case degli altri e ne uccidevano spietatamente gli abitanti"
Le fonti ci tramandano che Eraclio volle vedere il tiranno e gli rivolse poche parole “È così che tu hai governato l'impero?" e Foca, non perdendo l'occasione di confermare quanto fosse inetto, rispose “E tu pensi di governarlo meglio?”
Dopo questo dialogo Foca venne ucciso e il suo cadavere gettato in mare (secondo altri, bruciato).
Finivano così gli otto anni peggiori dell'impero.
Articolo di Emanuele Rizzardi
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