Considerazioni etniche su Franchi, Longobardi e Germani
- Emanuele Rizzardi
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Le categorie etniche di "Franchi" e Longobardi sono in effetti molto mobili.
Franchi è stato il nome di una confederazione germanica (e prima di allora verosimilmente di una comunità, nonostante la teoria di Stefano Gasparri), poi di un Regno Romano-Germanico, poi dall’epoca carolingia, quando il nome non era usato in senso stretto (per quelli che parlavano francone + la Nobiltà Francese), Franchi erano anzitutto gli abitanti dell’(ex-)Impero di Carlomagno, poi in generale tutti i Romano-Germanici (nel Medioevo Cattolici), quindi i Tedeschi (in termini attuali, Tedeschi e tutti i Germanofoni, Sloveni, Croati, Ungheresi, Cechi, Slovacchi, Polacchi, Lituani, Bielorussi, Ucraini, Romeni, Scandinavi, Inglesi, Gallesi, Scozzesi, Irlandesi) e i varî Latini (Italiani, Siciliani, Sardi, Aragonesi, Castigliani, Portoghesi, Lombardi, Provenzali, Francesi).
In toscano, si trova all’inizio del XIII. secolo nell’accezione di ‘nobile, gentile’ (Giacomino Pugliese), nella seconda metà in quella di ‘libero’, sia socialmente (Brunetto Latini) sia politicamente (Chiaro Davanzati), in Dante (If XXVI 54) ‘stato franco’ come contrapposto a tirannia ‘soggetto a Signoria’, detto di Cesenatico (Salvatore Battaglia, Grande Dizionario della Lingua Italiana VI, pp. 287-289).
Nel Capitolare di Childeberto II. del 29. febbraio 596 (pochi giorni prima della sua morte), l’interpretazione di Francus (§ 8) dipende strutturalmente da quella di debilior persona (nel testo debilioris personas, trattato come nominativo femminile singolare). Boretius 1883: 17, nota 11 interpreta Francus come ‘nobile’ facendo riferimento alla Lex Francorum Chamauorum , dove certo in alcuni articoli (17.-20.) si può intendere così, ma sempre anche come etnico, che per parte sua è l’unica accezione possibile nei primi due articoli della stessa legge.
Naturalmente, la questione è se a Colonia alla fine del VI. secolo d.C. ci fossero ancora persone etnicamente non franche (mentre è evidente che ce n’erano di non nobili); se però perfino nel XII. secolo a Treviri si parlava ancora una varietà romanza (settecento anni dopo la Conquista Franca), mi pare molto verosimile che un secolo dopo Clodoveo ci fosse ancora una popolazione galloromana a Colonia.
Comunque credo che la contrapposizione con dēbĭlĭōrĭs si spieghi accettando per Frăncŭs un’etimologia indoeuropea Prŏ-hₐŏṅg-ŏ-s ‘che ha membra superlative’ (come riferisce Tacito, Gĕrm. XXX, fra le caratteristiche salienti dei Chatti, nucleo dei futuri Franchi: gĕntī [...] strĭcī ărtūs ‘hanno membra muscolose’), mentre frănkōⁿ > anglosassone franca, antico nordico frakka ‘lancia’ sarebbe invece da *prŏ-ng̑-ŏ-h₃ōⁿ ‘che ha la punta davanti (o che trapassa)’. I Franchi sarebbero dunque i ‘supermembruti’ e in contrapposizione i non Franchi sarebbero i ‘deboli’. ‘Nobili’ potrebbe dunque essere un’accezione già anteriore allo stanziamento in Gallia.
All’epoca di Carlomagno e Desiderio, le categorie dovevano essere anche intrecciate. A livello linguistico (che è sempre stato un criterio di identità), c’erano Locutori di codici neolatini, alcuni in dilalia con residui gallici, altri in diglossia con una tradizione germanica (francone, longobarda o altra); verosimilmente c’erano Germanofoni monoglotti e forse perfino in dilalia col gallico o altre lingue preromane. La –più frequente – triplice contrapposizione fra Romània, Lombardia e Francia era soprattutto politica e si sovrapponeva a questo intreccio di competenze e identità linguistiche.
Una situazione che doveva essere molto comune (attestata ancora due secoli dopo da Liutprando di Cremona) era l’appartenenza germanica (franca e/o longobarda, per esempio) in contrapposizione alla Romanità. La distinzione fra “inevitabilità” e “ineluttabilità” descritta e credibilmente motivata nel cortometraggio rappresenta una contingenza svincolata dalle affiliazioni etniche.
Tutto ciò per sostenere che una continuità fra Carlomagno (francone tedesco) e l’attuale Francia da un lato e fra i Longobardi e l’attuale Italia dall’altro rischia di essere una deformazione, perché non tiene conto della Germanità né della Nazione Gallesca del Regno Longobardo; gli insiemi sarebbero piuttosto, per esemplificare e semplificare:
Franchi + Longobardi (+ altri) = Tedeschi
Galleschi Transalpini e Cisalpini (+ altri) = Romani
Franchi + Galleschi Transalpini = Franceschi
Longobardi + Galleschi Cisalpini = Lombardi
Romani non Franceschi né Galleschi né Lombardi = Itali
Con tutte le difficoltà nelle valutazioni della continuità fra Stati, l’Italia è una Repubblica unitaria con Roma Capitale, il cui modello è la Repubblica Romana del Mazzini, che a sua volta era la trasformazione rivoluzionaria dello Stato Pontificio, il quale in ultima analisi – con la Repubblica di Venezia – rappresentava la continuità a ogni livello dello Stato Romano (con la mediazione, fra il molto altro, dell’Esarcato d’Italia).
Il Regno dei Franchi sappiamo invece che è diventato l’Impero Carolingio, diviso in Regno dei Franchi Occidentali e Orientali; il Regno di Francia ovviamente continuava il primo, ma i Franchi vi costituivano una Nazione separata da quella Galloromana (in linea di principio, dopodiché c’era intercomunicazione in tutte le direzioni): fra loro e l’attuale Francia ci sono due Imperi e Cinque Repubbliche, più di quanto distino il Regno dei Franchi Orientali e l’attuale Germania (in mezzo ci sono il Sacro Romano Impero, che continua il Regno dei Franchi Orientali tanto quanto la Francia quello degli Occidentali, poi la Confederazione Germanica, dopodichéiato della Confederazione del Nord e il Secondo Reich, continuato dalla Repubblica di Weimar e dalla Repubblica Federale Tedesca).
I Longobardi sono stati di fatto gli Eredi degli Ostrogoti, poi sono confluiti nel Sacro Romano Impero (in particolare nel Mittelreich) come Teilreich (e rappresentati dalla Parte Ghibellina), in ultima analisi fino al Regno Lombardo(-Veneto, che per la parte veneta continuava uno degli Eredi dell’Impero Romano); col 1859, la Nazione Longobarda ormai Austriacante entra nella fase terminale (in pratica estinta – ahinoi, quanto degenerata – con una parte dei Collaborazionisti della Seconda Guerra Mondiale).
Per tutto ciò, in proporzione col rapporto tra Franchi e Longobardi stanno meglio la Germania e rispettivamente l’Austria (le caratteristiche di Cultura Materiale longobarda sono anche più vicine allo stereotipo degli Austriaci, che storicamente sono Bavari Orientali e i Bavari erano indistinguibili dai Longobardi sia a livello archeologico sia linguistico). Col rapporto tra Francia e Italia (attuali), invece, stanno meglio la Cultura di La Tène e rispettivamente la Repubblica Romana (comprese le Guerre Sannitiche, la Guerra Sociale e le Guerre Civili); nel passaggio fra Tardoantico e Alto “Medioevo” (terzo e ultimo quarto del V. sec. d.C.) Siagrio e Romolo Augustolo.
I Longobardi – veri e proprî Tedeschi Cisalpini – si sono dapprima fusi (in prevalenza) con i Pĕrĕgrīnī e con i (residui) “Pagani”, formando una comunità che di solito veniva percepita come “Nazione Longobarda”; la contrapposizione – ideologica più che linguistica – con la “Nazione Romana” si è gradualmente trasformata in quella fra le Parti Imperiale e rispettivamente Pontificia, che poi hanno entrambe mutuato dalla Germania (soprattutto la seconda deformandone molto il referente) il nome di Ghibellini e Guelfi e in questo periodo (XII.-XIII. secolo) c’è stata una cospicua migrazione di antiche famiglie longobarde verso la Parte Guelfa. Entro la fine del XIII. secolo, in concomitanza col crollo del Progetto Svevo, è iniziato un processo di trasformazione delle affiliazioni ‘etniche’ (se prendiamo il termine con elasticità) in pertinenze territoriali, anzitutto a livello comunale (ossia, per la nostra scala, provinciale), ma generalizzabili in prospettiva macroregionale come Lombardia e Romagna; contemporaneamente, però, è avvenuto lo straordinario fenomeno della fissazione del Volgare (già “longobardo”, a questo punto invece fiorentino) come “lingua aulica” – in termini attuali acroletto – del Regno Longobardo della Nazione Gallesca come Teilreich del Sacro Romano Impero: è in tutto paragonabile alla formazione delle Nazioni in Europa Occidentale e, in una temperie culturale protoumanistica, l’inevitabile opzione per l’iperonimo classico Italia – del resto già carolingia (per altri scopi) – ha determinato la ristrutturazione delle identità come “Italiana” sovraordinata sia a “Lombarda” sia a “Romagnola”.
Al momento cruciale, erano ormai passati sei secoli dalla “Guerra di Successione Longobarda” (come chiamerei la Spedizione di Carlomagno), tanti quanti ne erano trascorsi al tempo di questa da – per dire – Marco Aurelio (oppure da Sigismondo di Lussemburgo a oggi). Quel che è successo nel Trecento non dovrebbe interferire nella ricerca di un paragone moderno o contemporaneo a un conflitto altomedievale; perciò ho insistito a proporre una diversa formulazione: la guerra tra Franchi e Longobardi era fra Tedeschi (di Germania e Gallia Transalpina gli uni, di Gallia Cisalpina e Italia gli altri) e trova – credo – un confronto sociale (non etnico; era proprio in risposta a questa sollecitazione) nella Guerra Austro-Prussiana, mentre le Nazioni neolatine moderne e contemporanee, che nell’Alto Medioevo erano ancora largamente incomplete, hanno avuto un ultimo momento di visibilità politica appunto al tempo di Siagrio e Romolo Augusto(lo), dopodiché fino al Trecento restano latenti e non si possono identificare con ciò che solo nello stesso Trecento vi si è riversato, dopo sei secoli di travaglio, dalla rinegoziazione della Germanità Romanica.
Non ho invece capito, purtroppo per me, chi considererebbe i Longobardi come antenati dei Tedeschi; sono, materialmente (geneticamente), antenati di tutti gli Europei (da allora a oggi i loro discendenti sono tutti gli attuali Europei ‘indigeni’). L’ucronia del Califfato Arabo transnazionale è piuttosto ciò che è accaduto alla Gallia, che con la Romanizzazione ha assunto – sia pure dopo un lungo periodo di identità “gallesca” – una diversa nazionalità: è l’unico caso macroscopico che riesca a riconoscere nella Storia dei territorî attualmente compresi nello Stato Italiano.
Un articolo di Guido Borghi ed Emanuele Rizzardi
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Anche se non sono rimasti documenti sufficientemente ampi delle due lingue, appare chiaro che il franco apparteneva al gruppo basso tedesco, il longobardo a quello alto tedesco. Conosciamo abbastanza bene il goto, che invece viene classificato come "tedesco orientale".