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Immagine del redattoreEmanuele Rizzardi

Giustiniano secondo Procopio, un estratto

Sappiamo bene che Giustiniano, imperatore popolarissimo nei secoli successivi e di importanza enorme per la sua parziale riconquista dell'Occidente e le sue grandi opere in campo legislativo, ebbe ben più di un detrattore in vita.


Oggi condivido un estratto di Procopio, che non è esattamente lusinghiero:


"Ch'egli non fosse un uomo, ma una sorta di demone in forma umana, lo può provare chi valuti la dimensione del danno da lui inflitto all'umanità; è dalla dismisura dei fatti che si chiarisce la potenza del loro responsabile. Nessuno, mi pare, se non Dio, potrebbe riferire con esattezza l'ammontare delle vittime sue: si conterebbe prima quanti granelli ha la sabbia, che non le vittime di questo imperatore.


A una considerazione sommaria della terra ch'egli lasciò deserta d'abitanti, direi che siano morti milioni e milioni di persone. La sconfinata Libia si era svuotata a tal punto, che anche affrontando un lungo cammino era arduo imbattersi in anima viva. Eppure erano 80000 i Vandali che non molto prima avevano costì prese le armi; e chi potrebbe avanzare un numero per le loro donne, i bambini, i servi?




Ed è rimasto sulla terra qualcuno che sappia valutare quanti erano in Libia un tempo residenti in città, quanti coltivavano la terra, quanti attendevano ai commerci marittimi? Eppure io potei vederli, con questi miei occhi. E di gran lunga superiore era il numero dei Mauritani laggiù residenti, spariti tutti, con le loro donne e la figliolanza. E proprio quella terra occultò in sé molti soldati romani e quanti da Bisanzio li avevano seguiti. Insomma, a stimar 5 milioni i morti in Libia, non si sarebbe ancora al livello dei fatti.


E il motivo è che dopo la repentina sconfitta dei Vandali, Giustiniano trascurò di rafforzare il controllo sul territorio, né si premurò che la salvaguardia dei beni fosse assicurata dalla buona disposizione dei sudditi; al contrario, non ebbe indugi a richiamare indietro Belisario, accusandolo di comportamenti dispotici a lui affatto alieni: così avrebbe potuto governare la Libia a suo piacimento, depredarla, fagocitandola in un solo boccone.


Subito inviò ispettori territoriali e impose nuove, pesantissime, tasse; requisì la parte migliore dei terreni; vietò agli ariani di celebrare i loro riti. Ritardava i pagamenti ai militari, rendendosi loro insopportabile per questa e altre ragioni, che diedero luogo a torbidi, forieri di gran danni.


Incapace di lasciare le cose come stavano, era nato per rovesciare tutto nel caos. L'Italia, che è almeno tre volte la Libia, divenne ovunque un deserto, ancor peggio dell'altra. Può pertanto valutarsi con una certa esattezza il numero delle persone morte laggiù. Anche là si ripeterono tutti gli errori commessi in Libia. Avere inviato i cosiddetti ‘logoteti’ fu ragione di subitanea rovina e caos generale.


Prima della guerra, il regno dei Goti andava dalla Gallia ai confini della Dacia, dove si trova la città di Sirmio; quando l'esercito romano giunse in Italia, erano i Germani a detenere la maggior parte e della Gallia e del territorio dei Veneti; quanto a Sirmio e ai suoi dintorni, è nelle mani dei Gepidi; ma tutto, a dirla in breve, è un assoluto deserto.


Alcuni erano stati uccisi dalla guerra, altri dalla malattia e dalla fame, consueto corredo della guerra. Dacché Giustiniano ascese al trono, l'Illiria con la Tracia tutta subì pressoché annualmente le scorrerie di Unni, Sclaveni e Anti: alla popolazione furono inflitti scempi fatali.


Ritengo che ad ogni loro invasione fossero più di duecentomila i Romani che finivano per morire, o in schiavitù. Il risultato fu che tutta quella regione divenne una vera desolazione scitica. Tali gli esiti della guerra in Libia e in Europa. In tutto questo periodo, i Saraceni compirono continue scorrerie contro i Romani in Oriente, dall'Egitto ai confini della Persia; scorrerie tanto devastanti che tutta quell'area ne restò pressoché spopolata.


Né ritengo sia possibile, a chiunque indaghi, appurare il numero di quanti così persero la vita. I Persiani, con Cosroe, attaccarono per tre volte le altre zone dell'impero; distrussero le città e dei prigionieri catturati nelle città conquistate e nelle restanti aree, parte ne uccisero, parte ne portarono via con sé. In qualunque terra facessero irruzione, la lasciavano spopolata.


Dacché invasero la Colchide fino ad oggi, è stato sterminio continuo di Colchi, Lazi, Romani. A contare, poi, le conseguenze delle sedizioni in Bisanzio e in ogni altra città, riterrei che abbiano causato non minore strage di uomini che la guerra. Nella totale assenza di giustizia, e della conseguente punizione dei colpevoli entrambe le parti erano inquiete, l'una perché in condizioni d'inferiorità, l'altra invece per sfrontatezza; e sempre perseguivano gesti disperati e inconsulti.


Ora si attaccavano in massa, ora combattevano a piccoli gruppi, e capitava che tendessero agguati individuali. Per 32 anni, senza posa, s'inflissero reciproche atrocità, tanto che spesso vennero messi a morte dalla magistratura preposta al popolo. La punizione per le illegalità commesse di solito ricadeva sui Verdi; ma la violenza omicida si diffuse sull'impero romano anche a causa delle persecuzioni dei Samaritani e dei cosiddetti eretici.


Tutto questo toccò all'umana stirpe sotto quel demonio incarnato, in veste d'imperatore; il responsabile ne fu lui. Infatti, mentre egli reggeva lo Stato romano, molte altre calamità sopravvennero; alcuni sostengono che siano accadute per presenza e macchinazione di quel demonio maligno; per altri, invece, quel che s'è qui compiuto risale all'odio divino per le azioni sue, onde Iddio, volte le spalle all'impero romano, avrebbe affidato queste terre ai demoni della violenza."


Da Procopio - Storia segreta


Un articolo assemblato da Emanuele Rizzardi


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1 Comment


Naturalmente i numeri tramandati dalla storia antica sono sempre discutibili, spesso puramente suggestivi. Lo stesso Procopio a proposito dei Vandali ci dà il numero dei combattenti, ma ammette che donne, bambini, servi sfuggono completamente ad ogni possibilità di valutazione: e questo vale sempre, anche per età meglio documentate. Per tutta la storia del mondo romano, non abbiamo nessun indizio che ci permetta di valutare neppure in modo vagamente indicativo il numero degli schiavi. L'altro problema è che la storia, anche quando è nelle mani di grandi personalità di studiosi, tende sempre a privilegiare le cause vicine - e a cercare qualcuno a cui addossare la colpa di tutto.

È un luogo comune che le guerre di Giustiniano, per quanto riguarda…

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