Pane e birra nell’antico frigio: un viaggio tra le parole
- Emanuele Rizzardi
- 3 ore fa
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Pane e birra nell’antico frigio: un viaggio tra le parole
1. Due parole per capire un mondo
In questo studio mi sono concentrato su due parole molto antiche della lingua frigia: βρῦτον, che indicava una bevanda fermentata simile alla birra, e βεκός, che significava pane. Anche se possono sembrare termini banali, racchiudono in realtà una grande quantità di informazioni sulla cultura, la lingua e le connessioni tra i popoli del mondo antico.
Il frigio è una lingua ormai estinta, parlata in Anatolia (attuale Turchia) più di duemila anni fa. Le fonti a nostra disposizione sono scarse: frammenti epigrafici, qualche glossa nei dizionari greci antichi e testimonianze indirette. Proprio per questo, quando una parola come βεκός o βρῦτον appare chiaramente comprensibile, diventa un tesoro per la ricerca linguistica.
2. Chi erano i Frigi e che lingua parlavano
I Frigi erano un popolo indoeuropeo che si stabilì in Anatolia diversi secoli prima di Cristo. La loro lingua appartiene alla famiglia indoeuropea, la stessa del greco, del latino, del sanscrito, del tedesco e di molte altre. Il frigio ci è noto in due forme:
il paleofrigio, attestato tra l’VIII e il V secolo a.C.;
il neofrigio, più recente, che va dal I al III secolo d.C.
Le iscrizioni del neofrigio contengono riferimenti importanti alle parole su cui ho lavorato. Grazie a queste, possiamo gettare luce su aspetti della vita quotidiana di un popolo antico, e allo stesso tempo mettere alla prova le teorie sull’evoluzione delle lingue indoeuropee.
3. βρῦτον: una parola per la birra
Una delle parole più affascinanti è βρῦτον (con la variante βροῦτος), usata per indicare una bevanda fermentata a base di orzo. In pratica, si trattava di una birra primitiva. Questa bevanda era ben conosciuta dai Greci, che l’attribuivano a popoli come i Traci, i Peoni e appunto i Frigi.
La cosa interessante è che questa parola non è isolata. Parole simili si ritrovano in molte lingue indoeuropee:
brew in inglese;
brauen in tedesco;
brujá in russo;
bruth in irlandese antico;
defrutum in latino.
Tutte queste forme derivano da una radice indoeuropea antichissima: bʱreu- o bʱrū-, che indica il concetto di “bollire”, “fermentare”, “trasformare un liquido”. Questo mi ha fatto pensare che la parola βρῦτον sia parte di un’eredità culturale e linguistica comune: una traccia di come i popoli antichi concepivano la produzione del cibo e delle bevande.
4. βεκός: il pane e le sue origini
La parola βεκός, che significa “pane”, è stata tramandata da una famosa storia di Erodoto. Lo storico greco racconta che il faraone Psammetico volle scoprire qual era la lingua più antica. Fece allevare due bambini senza contatto umano e la prima parola che pronunciarono fu βεκός, che in frigio significava appunto “pane”.
Al di là del valore simbolico del racconto, questa parola ha attirato la mia attenzione per le sue molteplici possibilità etimologiche. Ne ho esaminate principalmente tre:
a) Il pane come “ciò che si cuoce”
Secondo un’ipotesi, βεκός deriverebbe da una radice indoeuropea legata all’idea di “cuocere”: pēk-, che ha dato origine a parole come:
pāc- in sanscrito (cuocere),
πέσσειν in greco (cuocere lentamente),
backen in tedesco e bake in inglese.
Ma questa ipotesi non mi convince del tutto, perché i suoni della parola βεκός non si adattano bene a questa origine. Ci sarebbero discrepanze fonetiche che la rendono difficile da sostenere.
b) Il pane come “ciò che si rompe”
Un’altra ipotesi mi è sembrata più promettente: quella che collega βεκός alla radice bheg- o bheng-, che significa “rompere” o “frammentare”. Questa radice ha lasciato tracce in diverse lingue:
l’armeno bekanem significa “rompere”;
il sanscrito bhanga- vuol dire “pezzo”;
in russo, ломоть indica un “pezzo di pane”.
Secondo questa linea di pensiero, il pane veniva concepito come “ciò che si spezza”, che si condivide in pezzi: una visione simbolica del cibo come elemento sociale e rituale.
c) Un prestito da altre lingue
Infine, ho considerato che βεκός potrebbe non avere origini indoeuropee dirette, ma essere stato preso in prestito da una lingua più antica, parlata in Anatolia prima dei Frigi. È un’ipotesi che diversi studiosi prendono in considerazione, specie per parole legate alla cultura materiale come cibo, oggetti domestici o termini religiosi.
5. I suoni delle lingue che cambiano
Uno degli aspetti più complessi ma anche affascinanti della mia ricerca è stato quello legato ai mutamenti fonetici: come cambiano i suoni delle parole nel tempo. In particolare, mi sono chiesto: in frigio, cosa succedeva alle consonanti sonore aspirate (come bʱ, dʱ, gʱ)?
Ci sono due ipotesi:
che siano diventate sorde (p, t, k), come nel tedesco;
oppure che siano rimaste sonore (b, d, g), come nel greco.
Questa differenza non è solo tecnica: ha conseguenze enormi. Se accetto che il frigio trasformava bʱ in p, allora l’origine di βεκός dalla radice bheg- ha senso. Se invece il suono è rimasto b, allora sarebbe più plausibile una connessione con il verbo “cuocere”.
In questo ambito, ho notato che molti studiosi danno per scontata una regola fonetica e poi cercano esempi che la confermino, senza interrogarsi troppo su quanto sia solida. Ho cercato invece di tenere aperte più possibilità, evitando spiegazioni che girano a vuoto.
6. Cosa ci raccontano pane e birra
Studiare queste due parole – βεκός e βρῦτον – mi ha portato a riflettere su come il lessico del cibo sia uno degli strumenti migliori per capire il passato. Il cibo unisce le culture, lascia tracce linguistiche durature, e riflette abitudini radicate nel tempo.
Queste due parole ci mostrano:
che i Frigi conoscevano bene la fermentazione e la panificazione;
che i contatti linguistici e culturali tra popoli antichi erano intensi;
che attraverso le parole possiamo ricostruire idee, gesti e pratiche quotidiane.
Più in generale, ci insegnano che anche in una lingua perduta come il frigio possiamo ancora trovare la voce dell’uomo antico: un uomo che beveva, mangiava, condivideva il pane e inventava parole per raccontare tutto questo.
Glossario
Frigio: antica lingua dell’Asia Minore, oggi scomparsa.
Indoeuropeo: la lingua madre di molte lingue moderne, tra cui greco, latino, sanscrito, ecc.
Etimologia: studio dell’origine e dell’evoluzione delle parole.
Radice: parte centrale e originaria di una parola, da cui si sviluppano molte altre.
Consonanti sonore/sorde: sonore = vibrano le corde vocali (es. b, d), sorde = non vibrano (es. p, t).
Sostrato linguistico: lingua più antica che ha lasciato tracce in un’altra.
Prestito linguistico: parola presa in prestito da un’altra lingua.
Un articolo di Emanuele Rizzardi:
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