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Immagine del redattoreEmanuele Rizzardi

La Sardegna romana abbandonata sé stessa (642-1000)


Tra il 460 e il 467 la Sardegna passa sotto il controllo dei Vandali.

Nel 534 l'isola viene riconquistata da Giustiniano e torna a far parte dell'Impero romano.

Con l’emanazione della costituzione " De officio praefecti praetorio Africae et de omni eiusdem dioeceseos statu ", emessa il 13 aprile del 534, la Sardegna venne separata dalla Prefettura del Pretorio d'Italia ed unita a quella d'Africa diventando una provincia sottoposta a governatore, " Præses ", di rango " Praesidialis " retribuito con la somma di 448 Solidi annui.

Costui era affiancato da un " Dux ", comandante militare che avrebbe dovuto gestire le milizie ( comitatenses e limitanei ) dislocate nel territorio di sua competenza.

La sua retribuzione era fissata in 1582 Solidi annui, ed entrambe, quella del " Dux " e quella del " Præses " sarebbero state saldate attingendo ai fondi " ex tributis Africanae provinciae ".

È anche troppo evidente che questo meccanismo,  che rendeva " Præses " e " Dux " in un certo senso " dipendenti " di Cartagine, sarebbe stato messo in crisi non appena il flusso dei pagamenti provenienti dall'Africa si fosse interrotto.

Cosa che in HL è effettivamente accaduta a partire dalla seconda metà del VII secolo quando l'espansione Araba portò al collasso dell'Esarcato ed alla conquista di Cartagine. 

La Sardegna rimase un pezzo di Impero separato dallo stesso, non fu unita amministrativamente né alla Sicilia né all'Esarcato d'Italia, in un certo senso fu abbandonata a sé stessa e imparò ad autogovernarsi pur continuando a presentare formale omaggio al Basileus.

Ancora nel 915 il Governatore dell'isola, " Archontem Sardaniæ ", è nominato nella " De Cerimoniis Aulae Byzantinae " dopo il Patriarca di Gerusalemme ma prima del " Dux Venetiarum ".

La fine del dominio imperiale è tradizionalmente stabilita attorno all'anno 1000, anche se di fatto ormai nemmeno la corte imperiale aveva più velleità o possibilità di controllo del territorio e si limitava ad accettare lo status quo di autogoverno, non stipendiando i governatori con il tesoro centrale e non richiedendo truppe per i conflitti.

I contatti divennero assolutamente difficoltosi dopo la perdita della Sicilia e, seppur fosse possibile comunicare attraverso i residui dominii nel Meridione, il filo conduttore fra Costantinopoli e la Sardegna venne di fatto reciso.

Il fatto che già ai tempi di Giustiniano non si fosse stabilito che il salario dei funzionari amministrativi locali e dei loro dipendenti doveva essere a carico esclusivo del Tesoro Costantinopolitano ci fa capire da un lato quanto fosse periferica e poco rilevante l'isola (chiaramente insieme alla Corsica), dall'altro quanto le energie imperiali fossero focalizzate altrove.

Di certo Costantinopoli aveva ben in mente di recuperare l'Esarcato e i territori occidentali, prima o poi, ma le cose andarono diversamente e la storia della Sardegna prese una piega diversa da quella dell'impero, pur conservandone l'eredità e uno sviluppo naturale.


In epoca giudicale, il Giudicato di Cagliari fu un discendente diretto dell'ex Arcontato di Sardegna. Attreverso di esso, molte istituzioni bizantine, inclusa la lingua greca bizantina, sopravvissero ancora per qualche tempo prima di essere assimilate dal mondo latino-feudale.


Un articolo di Enrico Pizzo ed Emanuele Rizzardi


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