Il Daco e il Trace (o traco) sono due lingue affini parlate dalle popolazioni delle rispettive aree prima della conquista romana e sopravvissute fino al 700-750 circa.
Di queste lingue sappiamo pochissimo, tanto che facciamo perfino fatica a classificarle. Riguardo al Trace, abbiamo informazioni tutto sommato discrete, mentre non abbiamo quasi niente sul Daco.
Che lingua parlassero i Daci è, quindi, molto controverso. Le tante ipotesi si possono raggruppare fra due estremi, accomunati dal postulato che si trattasse di una lingua indoeuropea:
A) che fosse una lingua indoeuropea notevolmente vicina al latino (come forse il venetico o veneto-istro-liburnico).
B) che fosse una lingua indoeuropea della stessa classe del balto-slavo.
Ho letto le opere di esponenti di entrambe le tesi, ma personalmente aderiamo alla seconda, sulla base del fatto che i nomi di luogo della Mesia – che non siano manifestamente latini (non quindi vicini al latino come il venetico, ma proprio latini di Roma) – si interpretano tutti e soltanto con la comparazione delle lingue baltiche e slave.
L’interrogativo sui Daci nasce dal fatto che sulla Colonna Traiana non si riconoscono figure di interpreti. Trarne una conclusione è assolutamente azzardato, ma è del tutto lecito domandarsi se i Daci e militari di Traiano avessero bisogno di interpreti per comunicare oppure se avessero una o più lingue in comune, il che equivale a chiedersi quali lingue parlassero gli uni e gli altri.
Purtroppo, del reclutamento delle Legioni sappiamo solo ciò che si può ricavare dalle iscrizioni (quasi sempre sepolcrali) militari, le quali però forniscono un quadro molto meno preciso di quello che, per esempio, possiamo sapere dell’Esercito Imperiale a Genova nel 1746; la stessa indicazione della provenienza, poi, permette soltanto di fare supposizioni sul repertorio linguistico, dal momento che le prime inchieste sociolinguistiche in grado di rispondere a questa domanda sono state fatte in quest’ultimo ventennio sulle popolazioni attuali (di soltanto alcune regioni...)!
Ad ogni modo, le iscrizioni militari sembrano suggerire che all’epoca di Traiano non molto meno della metà dei committenti fosse originaria di località nelle quali è ragionevole ipotizzare che si parlasse ancora una lingua celtica (oltre ovviamente al latino come lingua veicolare delle Province Occidentali dell’Impero).
Di tutto l’esercito mobilitato in Dacia, poi, una componente non quantificabile ma verosimilmente significativa doveva provenire del confine medio e basso danubiano.
Dal lato romano, dunque, possiamo postulare di sicuro il latino, per non molto meno della metà (in base a generalizzazione dall’epigrafia) anche una varietà di celtico antico, inoltre verosimilmente per una certa percentuale il daco-misio.
C’è poi un altro fatto: nella Dacia preromana erano incontestabilmente presenti tracce linguistiche celtiche (non da interpretare nel senso che il dacio fosse una lingua celtica, ma che in Dacia ci fossero persone che parlavano o conoscevano il celtico).
Alcune fonti sostengono l’estremo A e quindi che il dacio fosse abbastanza simile al latino perché i parlanti delle due lingue si comprendessero spontaneamente a vicenda. Per quanto ci riguarda, in quanto sostenitori dell’estremo B, Daci e Romani si capivano sia perché una parte di entrambi conosceva il celtico sia perché un’altra parte dei Romani era bilingue in dacomisio, la stessa lingua dei Daci.
Fra il dacio e il tracio c’era una differenza simile a quella fra tracio e frigio, il che, trasposto a Occidente, corrisponde più o meno a quella fra osco-umbro e venetico (comprensibile se si tiene conto che il latino è in un certo senso a metà fra i due, per cui alla fine la differenza fra dacio e tracio è il doppio di quella fra latino e osco-umbro). Un minimo di connessione comunque c’è ed entrambe le lingue – dacio e tracio – sono collegate appunto al baltoslavo (il dacio più del tracio).
Confermiamo che fra tracio e latino non sussiste alcuna affinità (a parte la comune appartenenza alla famiglia indoeuropea) e, a differenza del dacio, non ci risulta che nessuno l’abbia mai sostenuta (se non Iosif Constantin Drăgan.
La teoria dell'origine latina del Daco si basa di fatto sull’ipotesi che il romeno non sia la continuazione del latino imperiale, ma sia una lingua locale affine al latino, il che però è falsificato dal fatto che in romeno la fonetica storica dall’indoeuropeo corrisponde al latino di Roma e non, per esempio, a quella di Falerii o di Preneste o di Satrico, per cui risulta quanto mai sospetto che un’ipotetica lingua indoeuropea affine al latino in Dacia fosse in tutto e per tutto uguale al latino di una sola città del Lazio...
L’assenza di interpreti sulla colonna Traiana può suggerire che si capissero, ma è mancata una riflessione sulle possibili cause: è stata privilegiata l’ipotesi che il dacio fosse intercomprensibile col latino, trascurando del tutto le altre spiegazioni non ipotetiche (il fatto che sia i Daci sia molti Legionarî nonché Ausiliari conoscessero il celtico continentale e il fatto che alcuni Legionarî erano di madrelingua mesia, intercomprensibile – questa sì – col dacio).
- In Verde, estensione del Trace e del Dacio attorno al 100 AC, la linea puntinata nera indica una separazione approssimativa tra le due comunità.
- In Rosso, le due lingue nel 350 DC
- In Blu, le due lingue nel 650 DC
Articolo di Guido Borghi e Emanuele Rizzardi
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The origin of the language of the Dacians:
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Dacian and Thracian are two related languages spoken by the people of the respective areas before the Roman conquest and survived until about 700-750).
We know very little about these languages, so much so that we even struggle to classify them. About Thrace, we have all in all decent information, while we have almost nothing about Dacian.
What language the Dacians spoke is, therefore, very controversial. The many hypotheses can be grouped between two extremes, united by the assumption that it was an Indo-European language:
A) that it was an Indo-European language remarkably close to Latin (such as perhaps Venetic or Venetian-Liburnian).
B) that it was an Indo-European language of the same class as Balto-Slavonic.
I have read the works of exponents of both theses, but I personally adhere to the second, on the basis that the place names of Moesia-which are not manifestly Latin (thus not as close to Latin as Venetic, but precisely Latin from Rome)-are all and only interpreted by comparison with Baltic and Slavic languages.
The question about the Dacians arises from the fact that no interpreter figures are recognized on Trajan's Column. To draw a conclusion from this is absolutely risky, but it is quite legitimate to ask whether the Dacians and Trajan's military needed interpreters to communicate or whether they had one or more languages in common, which is tantamount to asking what languages each spoke.
Unfortunately, of the recruitment of the Legions we know only what can be gleaned from the (almost always sepulchral) military inscriptions, which, however, provide a much less accurate picture than what, for example, we can know about the Imperial Army in Genoa in 1746; the very indication of provenance, then, only allows us to speculate on the linguistic repertoire, since the first sociolinguistic surveys capable of answering this question have been made in the last two decades on the actual populations (of only a few regions...)!
In any case, the military inscriptions seem to suggest that in Trajan's time not much less than half of the patrons were from localities in which it is reasonable to assume that a Celtic language was still spoken (in addition, of course, to Latin as the vehicular language of the Western Provinces of the Empire).
Of the entire army mobilized in Dacia, then, an unquantifiable but likely significant component must have come from the middle and lower Danubian border.
On the Roman side, then, we can postulate for sure Latin, for not much less than half (based on generalization from epigraphy) also a variety of Old Celtic, moreover probably for a certain percentage Daco-Mysian.
Then there is another fact: there were unquestionably Celtic linguistic traces in pre-Roman Dacia (not to be interpreted in the sense that Dacio was a Celtic language, but that there were people in Dacia who spoke or knew Celtic).
Some sources support extreme A and thus that Dacius was similar enough to Latin for speakers of the two languages to spontaneously understand each other. As far as we are concerned, as supporters of extreme B, Dacians and Romans understood each other both because a part of both knew Celtic and because another part of the Romans was bilingual in Dacomysian, the same language as the Dacians.
Between Dacius and Thracian there was a difference similar to that between Thracian and Phrygian, which, transposed to the West, corresponds more or less to that between Osco-Umbrian and Venetian (understandable if one takes into account that Latin is somewhat in between the two, so that in the end the difference between Dacius and Thracian is twice as great as that between Latin and Osco-Umbrian). A minimum of connection however there is and both languages - dacio and Thracian - are related precisely to Baltoslavic (dacio more than Thracian).
We confirm that between Thracian and Latin there is no affinity (apart from the common membership in the Indo-European family) and, unlike Dacius, we are not aware that anyone has ever advocated it (except for Iosif Constantin Drăgan.
The theory of the Latin origin of Dacian is in fact based on the assumption that Romanian is not a continuation of imperial Latin, but is a local language akin to Latin, which, however, is falsified by the fact that in Romanian the historical phonetics from Indo-European corresponds to the Latin of Rome and not, for example, to that of Falerii or Preneste or Satrico, so it is highly suspicious that a hypothetical Indo-European language akin to Latin in Dacia was in all respects the same as the Latin of a single city in Latium.
The absence of interpreters on the Trajan column may suggest that they understood each other, but there has been a lack of reflection on the possible causes: the hypothesis that Dacians were intercomprehensible with Latin has been favored, completely neglecting other non-hypothetical explanations (the fact that both the Dacians and many Legionaries as well as Auxiliaries knew Continental Celtic and the fact that some Legionaries were native speakers of Mesia, intercomprehensible-this one-with Dacians).
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