Questa discussione nasce da una conversazione fra Enrico e Guido.
Enrico pone una domanda all'apparenza semplice, ma dal significato importante che sviluppiamo in questo breve articolo, con risposta di Guido e considerazioni di Emanuele.
Il Partico, ossia la lingua degli antichi Persiani, in particolare degli Arascidi era una lingua Indoeuropea, apparteneva quindi alla stessa famiglia del Greco (antico).
Verso la fine del II secolo aev la separazione tra le due summenzionate, Antico Greco e Partico, era avvenuta, solo da alcuni secoli.
La domanda è questa, è possibile che verso la fine del II secolo aev un locutore Partico, o si dice " Locutus dei Parti "? , capisse un locutore Greco?
Ossia, dopo alcuni secoli dalla divisione "formale" delle due lingue, esse erano ancora totalmente intercomprensibili, lo erano in modo parziale (come es. il parlato di un italiano e di un rumeno moderni), oppure erano diventate totalmente aliene?
Cominciamo con la notizia grama: la questione non è risolta. Un po' per le difficoltà di ricostruzione linguistica, un po' per la pochezza dei reperti, un po' perché il dibattito linguistico ha sempre dei margini di discussione (o quasi).
Quella buona è che, d’altronde, alcune considerazioni fondate si possono fare.
Naturalmente, una quantificazione di «alcuni secoli» è soggettiva: nella cronologia più ribassista sarebbero fra 23 e 31, in quella più di recente ipotizzata circa 48. Queste sono le distanze dalla separazione reciproca, che tuttavia non è ancora una misura dell’effettiva distanza lessicale (indicativa della reciproca comprensibilità). Ossia, è difficile capire quanto la distanza delle due lingue sia stata accompagnata da una distanza di comprensione nel passaggio dall'indoeuropeo, alle protolingue a quelle oggetto del nostro dibattito.
Allo scopo, del resto, non ci occorre il calcolo del tempo trascorso dalla separazione delle comunità di parlanti delle rispettive protolingue, perché sia il greco sia il partico sono positivamente attestati e quindi ci possiamo fare un’idea diretta del loro rapporto; per esempio, l’iscrizione bilingue greco-partica su una statua di bronzo di Ercole da Seleucia sul Tigri mostra in concreto che, anche fatta astrazione dall’uso di una scrittura solo consonantica e di alcuni aramaismi (parole influenzate dalla lingua aramaica) da parte dei Parti, non c’è neanche una parola – se non, come ovvio, i nomi proprî – in comune o anche solo orecchiabile fra le due lingue. Siamo quattro secoli dopo, ma nel II. a.C. la situazione era pressoché identica.
Di fronte a questi testi, possiamo con buona sicurezza affermare che fra locutori monolingui di greco e partico la reciproca comprensibilità fosse nulla per le due lingue.
testo in greco
testo in partico
testo tradotto in inglese
Per leggere il partico e comprenderne alcune parole dal testo (pahl. = pahlavico):
BRY = puhr ‘figlio’
KTŠW ‘combattere’
ʿL = pahl. ō ‘a, verso’
BRʾ = pahl. bē preverbio
MN = pahl. az ‘da’
TMH = ōδ ‘là’
ḤMK ‘tutto’
ZNH = im ‘questo’
PTKR ‘immagine, statua’
ʾLḤʾ = bāγ ‘Dio’
MH = pahl. čē ‘che’
MN = pahl. az ‘da’
ḤYTT = pahl. ānīd
B = andar ‘in’
Posto quindi che le due civiltà dovessero necessariamente dotarsi di interpreti bilingui per comprendersi (oppure usare, più raramente, una lingua terza), il greco era conosciuto in Persia? In una certa misura si.
Il greco era appunto una lingua conosciuta dall’élite, più o meno come l’inglese oggi in un terzo del Mondo (come questo, non si divideva in “lingue piuttosto diverse”, per quanto mutuamente intelligibili); ed era usato anche in regioni molto lontane dalla Grecia storica, come per esempio la Battria (Afghanistan odierno) ben prima delle conquiste di Alessandro e della nascita dell'ellenismo.
In Battria esisteva una lingua battriana che era reciprocamente intelligibile il partico e l’affermazione di Zhāng Qiān risulta più pregnante se riferita al basiletto, con cui non solo tutta la popolazione si esprimeva, ma che era comprensibile pure dai dragomanni reclutabili nell’Impero Hàn.
Zhāng Qiān è uno degli ultimi testimoni del regno Greco-Battriano, dove la lingua ufficiale e dell'aristocrazia era il greco, ma si parlava comunemente battriano e persiano.
I parlanti di persiano e battriano potevano capirsi fra loro, ma usavano il greco come lingua alta e di comunicazione trasversale.
In effetti, ancora nel 120 AD l'impero Kushan d'India usava il greco come lingua dell'amministrazione, poi soppiantata dal battriano.
Un articolo di Guido Borghi, Enrico Pizzo ed Emanuele Rizzardi:
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Il principio di "mutua comprensibilità" è estremamente soggettivo. Io confesso di avere grosse difficoltà di comprensione riguardo a diversi dialetti italiani.
La maggiore o minore parentela storica fra due lingue è oggetto di studi specialistici, da cui ricaviamo che l'inglese book ha (probabilmente) la stessa origine del lat. fagus, mentre il tedesco haben non ha (quasi sicuramente) nessuna relazione con il latino habeo.
La questione storicamente interessante è però un'altra: quante persone delle due nazioni avevano fra di loro una pratica costante che permettesse in qualche modo di capirsi? Moltissimi greci nell'antichità avevano relazioni molto strette con l'impero persiano, ci sono state epoche in cui la migliore opportunità di occupazione per un giovnae greco era diventare mercenario nell'esercito di un…