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Perchè nelle isole Britanniche non si è imposta una lingua neolatina?

Rispondiamo a questa domanda in maniera molto semplice e diretta:


La situazione della Britannia agli inizî del V sec. d.C. dal punto di vista linguistico era quella normale di tutto l’Impero (eccettuate le quattro zone di più densa colonizzazione latina: la Băetĭcă, la Nārbōnēnsĭs, l’Ītălĭă e la Dălmătĭă): le élites conoscevano il latino

e tutti gli strati sociali usavano come basiletto la propria lingua preromana.

In séguito, dopo che le legioni imperiali avevano lasciato la Britannia, ha avuto inizio il processo di sostituzione linguistico-culturale (al centro dell’Impero era già avviato, ma nelle Province è giunto più tardi).

La Britannia è sfuggita, in quanto non faceva più parte dell’Impero.

Mentre la Cristianizzazione nel Tardo Impero ha diffuso nelle

Province il latino (tardo), quando ha raggiunto le Isole Britanniche,

l’egemonia politica locale era ormai anglosassone in Britannia, goidelica in

Irlanda (in precedenza i Goideli non erano l’unico filone linguistico celtico in

Ibernia); questi due gruppi politici hanno determinato l’adozione della loro

lingua da parte delle nuove strutture socio-politiche, per cui la celtica Britannia

con un’élite anglosassone diviene (almeno in parte) l’Inghilterra e la celtica

Irlanda con un’élite gaelica rimane celtica, ma di lingua solo gaelica.

Di certo è esistito un latino volgare britannico e, probabilmente o quantomeno possibilmente, una lingua romanza britannica. Tuttavia, questa lingua, per ragioni a noi non del tutto note, non ha avuto il tempo di affermarsi con solidità all'interno del panorama linguistico mutevole ed è quindi, scomparsa senza lasciare tracce troppo evidenti, con nostro grande rammarico. Sebbene il latino volgare britannico o una lingua da esso derivato continuasse ad essere parlato da molte élite britanniche nella Gran Bretagna occidentale, nella più generosa delle ipotesi, intorno al 700 circa si era estinto.

Nel Mediterraneo Occidentale la Chiesa Cattolica, prima in dipendenza

del vero Impero (Bizantino) e poi sempre più autonomamente e in rivalità, ha

continuato, rinvigorito, potenziato, portato agli estremi di controllo, centralizzazione,

espansionismo e anche violenza (secondo quanto le possibilità

dell’epoca permettevano) la politica imperiale. La divisione tardoantica tra politici romani e militari germanici è stata istituzionalizzata nella divisione tra

Clero (prima solo romano, poi anche germanico) e Vassalli dell’Imperatore

(prima solo germanici, poi slavi &c.). L’Impero Romano Medioevale è sempre

più quello Cattolico in senso lato; i suoi Ausiliari sono i varî Regni.

Gli spopolamenti continui e i conseguenti ripopolamenti dopo il 1000

hanno livellato il panorama linguistico facendo prevalere ovunque le varietà di

volta in volta più diffuse (comunque sempre neolatine) e tutte le minoranze

(preromane, germaniche, bretoni, arabe &c.) sono state cancellate (infatti le

minoranze attuali sono tutte successive al 1000 o, nel caso dei Greci, sono state

sostanzialmente ripopolate dopo il 1000). Per queste ragioni (intimamente

politiche), le lingue preromane d’Occidente (tranne il basco) sono state relegate

a lingue solo pagane e così, benché con tutta la gradualità immaginabile,

è naturale che si siano estinte (se non prima, di certo all’epoca dei ripopolamenti

dopo il 1000 fino al 1300).


Un articolo di Guido Borghi ed Emanuele Rizzardi


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