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Immagine del redattoreEmanuele Rizzardi

Le fantastiche avventure di Liutprando da Cremona: liti religiose a pranzo

Nel 968 il vescovo Liutprando da Cremona fece visita a Costantinopoli presso la corte del basileus Niceforo II Foca. In questo estratto segue la descrizione di un discorso durante e dopo il pranzo.

Trovate gli altri due discorsi di Liutprando QUI e QUI


[Il testo inizia con una lamentela di Liutprando riguardo la sua posizione a tavola, più lontana dall'imperatore rispetto a quella degli inviati dei Bulgari. Inoltre, tali invitati sono troppo stravaganti per i gusti raffinati del nostro eroe. Il basileus spiega, attraverso un intermediario, che i posti a sedere sono scelti in base ad una ragione precisa].

"Quando Pietro, re dei Bulgari, sposò la figlia di Cristoforo, vennero redatti e confermati reciprocamente degli articoli con il giuramento che presso di noi gli inviati dei Bulgari sarebbero stati preferiti, onorati e apprezzati rispetto agli inviati di tutte le altre nazioni.

Quell'inviato dei Bulgari, sebbene, come dite voi e come è vero, sia rasato, non lavato e con una catena sfacciata, è comunque un patrizio; e noi decretiamo e giudichiamo che non sarebbe giusto dare a un vescovo [Liutprando], specialmente se franco, la preferenza su di lui. E poiché sappiamo che lo ritenete sconveniente, non vi permetteremo ora, come vi aspettavate, di tornare nei vostri alloggi, ma vi obbligheremo a mangiare in un appartamento separato con i servi dell'imperatore."


[Liutprando OVVIAMENTE non la prende per nulla bene e ribatte con una delle sue sagaci storielle di dubbia verditicità].


"A causa dell'incomparabile dolore che avevo nel cuore non risposi loro, ma feci ciò che mi avevano ordinato, ritenendo che quella tavola non fosse un luogo adatto dove - non dico a me, cioè al vescovo Liutprando, ma al vostro inviato - fosse preferito un inviato dei Bulgari.

Ma il sacro imperatore [Niceforo] placò il mio dolore con un grande dono, inviandomi, tra le sue pietanze più delicate, una capra grassa, di cui egli stesso aveva fatto scorpacciata, deliziosamente (?) farcita con aglio, cipolle e porri; intrisa di salsa di pesce: un piatto che avrei voluto fosse proprio in quel momento sulla vostra tavola, affinché voi, che non ritenete desiderabili le prelibatezze del sacro imperatore, diventaste finalmente credenti a questa vista!

Quando furono trascorsi otto giorni e i Bulgari erano già partiti, pensando che avessi un'alta considerazione della sua tavola mi costrinse, malato com'ero, a cenare con lui nello stesso luogo. Era presente anche il patriarca, con molti vescovi, alla cui presenza mi fece molte domande sulle Sacre Scritture, che, ispirate dallo Spirito divino, esposi con eleganza, e infine, per rallegrarsi di te, mi chiese quali sinodi riconoscevamo.

Quando gli ho accennato a Nicea, Calcedonia, Efeso, Cartagine, Ancyra, Costantinopoli, - "Ah, ah, ah", mi ha detto, "avete dimenticato di menzionare la Sassonia e, se ci chiedete perché i nostri libri non la contengono, vi rispondo che le vostre convinzioni sono troppo giovani e non siete riusciti a raggiungerci".

Risposi: "Quel membro del corpo dove ha sede l'infermità deve essere bruciato con il ferro rovente. Tutte le eresie sono nate da voi, sono fiorite in mezzo a voi; da noi, cioè dalle nazioni occidentali, sono state qui strangolate, qui stroncate.- Un sinodo romano o paolino, anche se si sono svolti spesso, non lo conto qui. Un cancelliere romano, infatti, in seguito il papa universale Gregorio, che voi chiamate Dialogus, liberò Eutichio, il patriarca eretico di Costantinopoli, dalla sua eresia. Questo stesso Eutichio disse, e non solo disse, ma insegnò, proclamò e continuò a scrivere, che alla risurrezione avremmo assunto non la vera carne che abbiamo qui, ma una certa carne fantastica. Il libro contenente questo errore fu, in modo ortodosso, bruciato da Gregorio. Ennodio, inoltre, vescovo di Pavia, a causa di una certa altra eresia, fu inviato qui, cioè a Costantinopoli, dal patriarca romano. La razza dei Sassoni, dal momento in cui ricevette il santo battesimo e la conoscenza di Dio, è stata macchiata da una serie di eresie o eresia che avrebbe reso necessario un sinodo di un errore che non esisteva. Poiché per la correzione di un errore che non esisteva. Poiché dichiarate che la fede dei Sassoni è giovane, sono disposto ad affermare lo stesso; perché la fede di Cristo è sempre giovane e non se con coloro le cui opere accompagnano la loro fede. La fede non è giovane, ma vecchia quando le opere non l'accompagnano; ma la fede è disprezzata, per così dire, per la sua età, come un abito logoro. Ma so per certo di un sinodo che si tenne in Sassonia, nel quale fu decretato e confermato che era più opportuno combattere con la spada che a viso aperto, e meglio sottomettersi alla morte che voltare le spalle al nemico. Il tuo stesso braccio ha sperimentato la verità di questo", e in cuor mio dissi: "E possano essi (i Sassoni) avere presto occasione di dimostrare quanto sono bellicosi!"



Un articolo di Emanuele Rizzardi


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