L'ibis è un uccello della famiglia dei Treschiornitidi, caratterizzati da becco lungo e mancanza di piume sulla testa. Le due varietà più note nella storia sono l'ibis eremita e l'ibis sacro, che erano considerati animali "magici" probabilmente già dalla preistoria.
Il primo era diffuso in tutto il Medio Oriente, in Egitto, Nordafrica e in parti dell'Europa almeno fino agli inizi del secolo scorso, ma ora sopravvive solo in piccole comunità in Siria e Marocco.
Il secondo, considerato specie invasiva, è forse originario del Sudan o dell'Etiopia e non ha problemi di conservazione, ma è a sua volta sparito dall'Egitto e dal Medio Oriente.
La differenza principale, oltre al luogo di nidificazione, è prettamente fisica: l'ibis eremita è calvo, dalla testa rossastra e dal piumaggio nero; l'ibis sacro è calvo e privo di piume anche sul collo, dalla testa nera e dal piumaggio bianco.
I popoli indoeuropei hanno da sempre una grande venerazione e ammirazione per gli uccelli: ibis, gru, aquile e falchi sono sicuramente quelli più rappresentati, più particolari e con i quali si cercava una connessione con il divino.
Nell'antica società egizia, l'Ibis sacro e l'eremita erano adorati come simbolo del dio Thoth e avrebbero dovuto preservare il Paese da pestilenze e serpenti. Thoth stesso veniva raffigurato come un Ibis e si diceva che i suoi ibis fossero patroni della scrittura e degli scribi, e che fossero anche legati alla Luna e portatori di buon auspicio. Gli uccelli (solitamente ibis sacro) venivano spesso mummificati e poi sepolti con i faraoni, almeno fino alla conquista romana. L'ibis eremita aveva l'epiteto di "risplendente" e "glorioso", forse a causa della lucentezza del piumaggio. Lo stesso geroglifico "akh", che significa appunto "risplendente" era rappresentato con un ibis.
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ibis sacro egizio
Nel mondo greco erano conosciuti e rappresentati, probabilmente vi erano delle colonie nel Peloponneso. La mitologia ci fa identificare nell'Ibis eremita o sacro alcuni uccelli mostruosi che vivevano, secondo le leggende di Erodoto, nelle paludi e avevano piume di bronzo affilate che lanciavano contro i viandanti per ucciderli. La descrizione fa infatti pensare all'ibis eremita, ma è il sacro a vivere nelle paludi e sui terreni pianeggianti, mentre l'eremita predilige pendii scoscesi rocciosi e asciutti. Ercole li combatte e li sconfigge, facendoli fuggire, sul Lago Stinfalia, vicino a Corinto.
Altri uccelli di questo tipo combattono Giasone e gli Argonauti sul Mar Nero.
Bisogna precisare che, se in Egitto e Siria questi uccelli avevano un'accezione positiva, nel mondo greco ricoprono un ruolo se non da antagonisti, quantomeno da creature mitiche/magiche malevole verso gli umani.
Era conosciuto e diffuso anche presso i Romani nei secoli successivi.
La loro venerazione viene meno con l'introduzione del cristianesimo in Egitto, grossomodo tra il 350 e il 450, ma anche con la progressiva riduzione della loro popolazione, forse a causa della caccia estensiva dato che le carni erano considerate commestibili e il piumaggio di alto valore.
Nel Medioevo in ampie aree d'Europa sono considerati animali mitologici ed estinti, rappresentati in miniature, testi e opere dei monaci. In Medio Oriente la maggior parte dei dati diventa fumosa a partire dall'invasione araba.
Alcune limitate fonti rinascimentali ci portano evidenza della sua sopravvivenza in Europa: per esempio a Linz in Austria si fecero dei tentativi, vani, per salvare una piccola popolazione esistente in alcune rovine vicino a Salisburgo, ma essa venne comunque cacciata fino all'estinzione.
Le immagini che seguono di Ibis eremita sono fornite per gentile concessione dalla "Fattoria Esotica" di Canegrate (Milano)
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Un articolo di Emanuele Rizzardi
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