top of page
Immagine del redattoreEmanuele Rizzardi

Cenni sull'araldica bizantina

L'articolo che segue è stato gentilmente concesso dal suo autore in uso per il sito di Assobyz e viene presentato come ricevuto.

C'è stata una correzione relativa alle immagini per questioni di formattazione.


Cenni sull’araldica bizantina

di Jack Celpica


Premessa

Quello che è stato scritto è frutto di studio e faticoso lavoro, non vi è nulla

di inventato. Questa è solo una piccolissima parte della mia ricerca.

----

A differenza dell’occidente cristiano cattolico dove l’araldica si diffuse e

acquistó sempre più figure regolamentate nei suoi codici.

Nel mondo bizantino si sviluppò l’arte del monogramma dove erano posizioni

alla fine di ogni documento o sugli affreschi delle chiese fondate da Imperatori

o membri dell’aristocrazia.

Dopo la caduta di Costantinopoli i romei (bizantini) confluirono nella nostra

Italia e nella terra dei Russi, come soldati (mercenari), letterati, scienziati e

filosofi che decisero di chiedere asilo politico nelle corti italiane ed europa,

mentre alcuni si amalgamarono al tessuto sociale del neo stato ottomano e nei

principati danubiani dominato dal patriarcato di Costantinopoli del Fanar.

Le 4 βετα dei Paleologi

Un simbolo molto noto sullo stemma di Casale Monferrato in Piemonte sono le

4 beta ereditate dall’arma dei marchesi del monferrato con l’arrivo di Teodoro

Paleologo nel 1306; si ritrova questo simbolo anche in alcune monete coniate

dalla famiglia Gattilusio (imparentata con questa famiglia) che furono principi

di Lesbo e signori di Enos.




Lo stesso simbolo viene inserito nel libro “Historia Byzantina” di Charles du

Fresne, signore di Cange che le indica come arma dei Paleologi.




Anche se in araldica vengono blasonate come 4 acciarini, è risaputo da ogni

bizantinista, che in realtà sono 4 beta che stanno per l’anagramma del motto di

“Βασιλεὺς βασιλέων βασιλευόντων βασιλεύει - Basileùs basiléon basileuónton

basileúei” (Re dei re, Regnante dei regnanti).


L’aquila bicefala dei Lascaris

All’entrata del palazzo Lascaris a Nizza, una delle tante residenze della nobile

famiglia, notiamo che all'entrata nello stemma inquartato con l’arma originale

dei conti di Ventimiglia (di rosso, al capo d'oro) l’aquila bicefala, noto simbolo

che viene associato all'impero bizantino. Lo stesso elemento viene riproposto

nei rami cadetti quali Lascaris quali i Castellar e i du Luc.




Le Campane Comnene

Introdotte come segno nell'araldica italiana e russa da individui che dovevano

rivendicare una discendenza dalla storica famiglia imperiale Comnena, come ad

esempio il condottiero albanese Costantino Arianiti Comneno o Cominato che

fa riprodurre la sua arma di pura finzione, sopra un soffitto a Casale Monferrato,

che fu la sua residenza personale nel 1485; ad oggi fu il primo stemma nella

storia a utilizzare le campane nere in campo d’oro per identificare la famiglia

imperiale dei Comneni.



Blasonatura:

Inquartato, al 1° e 4° di rosso, all'aquila bicipite, d'oro (Paleologi), al 2° e 3°

troncato, d'azzurro, alla croce patente d'oro (Arianiti), e d'oro, a tre campane di

nero (Comneno)


La famiglia greca di Cefalonia dei Melisseno Comneno ma poi divenuta russa di

adozione aveva ideato uno stemma parlante quindi utilizzando le api (in greco

μέλισσα/melissa) con le campane nere comnene.





Il Falsario Fra Vincenzo Comeno

Concludiamo questo piccolo viaggio nell’araldica bizantina parlando di questo

frate croato e madrigalista che nella sua autobiografia romanzata afferma

falsamente di essere un discendente della dinastia bizantina di Comneno unita a

diverse famiglie slave.


Forse nato in Istria oppure secondo l'abate Lorenzo Miniati (altro suo

pseudonimo), Comneno nacque a Napoli nel 1590.

Fu educato al Collegio Romano dei Gesuiti come magister di filosofia e

teologia, ma poi si unì ai domenicani. Studiò nella città spagnola di Salamanca

poi si recò a Roma e dopo ancora a Napoli dove divenne professore di filosofia.

Un incarico del suo Ordine lo mandò in Spagna, dove divenne prete nella flotta

dell'Invincibile Armada spagnola durante il regno di Filippo IV di Spagna; fu

missionario, anche in Giappone. Tornò brevemente a Dubrovnik nel 1660 per

poi morire a Napoli nel 1667.

Nel libro “Le glorie cadute dell'antichissima, ed augustissima famiglia

Comnena etc” di Lorenzo Miniati (pseudonimo dello stesso) vengono

rappresentati diversi stemmi di sia di famiglie slave che di famiglie bizantini

esule in italia.


Questo e molto altro materiale verrà pubblicato sia su academia.edu e altri

siti che trattano la storia bizantina e il mondo araldico.


Se ti è piaciuto l'articolo, ricordati di iscriverti ad Assobyz!

180 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

Comments


bottom of page