L'olio bollente negli assedi: vero o falso?
- Emanuele Rizzardi
- 12 ore fa
- Tempo di lettura: 4 min
La verità sull'olio bollente negli assedi medievali: tra mito e realtà
Nei film storici, è facile immaginare contadini medievali che, durante un assedio, versano olio bollente sui nemici, spesso con macchinari fantasiosi. Questa scena, ricorrente e suggestiva, sembra incarnare l'ingegno dei difensori. Ma quanto c'è di vero in queste rappresentazioni? Esistono prove concrete dell'uso di questa "arma" così iconica?
L'olio bollente: mito o realtà?
La risposta è parzialmente affermativa, ma con importanti precisazioni. L'uso dell'olio durante gli assedi non è del tutto un'invenzione cinematografica, benché vada chiarito che l'olio non era quasi mai bollente, ma semplicemente riscaldato. Anche a temperature elevate, senza raggiungere l’ebollizione, l'olio è in grado di provocare ustioni gravissime, soprattutto quando entra in contatto con la pelle scoperta o con le parti del corpo meno protette. In effetti, non era necessario portarlo al punto di ebollizione per renderlo pericoloso: anche un riscaldamento moderato era sufficiente a causare danni devastanti.
Tuttavia, l'uso dell'olio riscaldato durante gli assedi era un fenomeno piuttosto raro. Le fonti storiche ne parlano a partire dall’Antichità, ma sempre in contesti molto particolari. Il motivo principale di questa scarsità risiede nella natura stessa dell'olio, considerato un bene prezioso e spesso difficile da reperire in grandi quantità. L'olio, infatti, era fondamentale per l’alimentazione e l’illuminazione, e rappresentava una risorsa da preservare con attenzione, specialmente in situazioni di emergenza come un assedio. Pochissime città avrebbero potuto permettersi il lusso di sprecare un bene così prezioso per scopi bellici, a meno di trovarsi in una situazione disperata o di disporre di riserve eccezionalmente abbondanti.
Alternative più comuni e pratiche
Oltre alla sua rarità, c'erano anche considerazioni logistiche che rendevano l'olio riscaldato meno pratico rispetto ad alternative più comuni e facili da reperire. Una delle sostanze più utilizzate durante gli assedi era l’acqua calda: onnipresente, semplice da scaldare e ugualmente efficace nel causare ustioni e ferite, oltre che nel demoralizzare gli assalitori. Nelle aree più aride, dove anche l’acqua poteva scarseggiare, si ricorreva a materiali locali come sabbia surriscaldata o ghiaia, che lanciate dall’alto potevano ferire, bruciare o comunque disturbare i nemici. In Europa, un’alternativa praticabile era rappresentata dalla terra battuta delle strade, che veniva riscaldata fino a diventare una polvere incandescente da gettare sugli assedianti.
La scelta del materiale da utilizzare dipendeva quasi sempre dalle risorse disponibili nella regione e dalla facilità di preparazione. Altre sostanze comunemente impiegate includevano pece, catrame, grassi animali, resine e persino oggetti arroventati, come pietre o frammenti metallici. Questi materiali avevano il vantaggio di essere già ampiamente utilizzati per altri scopi e di poter essere rapidamente adattati al contesto bellico, senza richiedere preparativi eccessivi o risorse rare.
Le macchine da assedio: tra realtà e fantasia
Un’altra idea diffusa, alimentata dai film e dalla narrativa popolare, riguarda le macchine elaborate che sarebbero state utilizzate per scagliare l’olio bollente sui nemici. In realtà, queste invenzioni appartengono più al regno della fantasia che alla Storia. Nella maggior parte dei casi, il liquido riscaldato veniva semplicemente versato dall’alto, sfruttando la forza di gravità per colpire gli assedianti. Gli strumenti per incanalarlo erano rudimentali: assi di legno, feritoie o contenitori come vasi e giare. L’efficacia di questa tecnica derivava dalla semplicità e dall’immediatezza con cui poteva essere messa in pratica.
Tuttavia, ci sono testimonianze di tecnologie più avanzate in alcune culture. Nel mondo romano-orientale, ad esempio, si svilupparono metodi per utilizzare macchinari rudimentali con lo scopo di lanciare materiali riscaldati. Le baliste e le catapulte venivano talvolta adattate per scagliare giare riempite di liquido bollente contro i nemici. I Mongoli, noti per la loro ingegnosità bellica, usavano i trabucchi per lanciare giare contenenti catrame o altre sostanze infiammabili. Tuttavia, anche in questi casi, l’uso di tali armi aveva più un impatto psicologico che un’efficacia pratica: il terrore causato da un’arma così insolita spesso bastava a demoralizzare gli avversari, anche se i danni materiali erano limitati.
L'efficacia contro le macchine d'assedio
Un altro aspetto interessante riguarda l’efficacia dell’olio o di materiali simili contro le macchine d’assedio nemiche. Sebbene fossero molto pericolosi per i soldati e i cavalli, i loro effetti sulle strutture d’assedio erano marginali. Già dall’Antichità, infatti, si conoscevano tecniche per proteggere le strutture in legno dal fuoco, come coprirle con pelli bagnate o impregnate d’acqua.
Inoltre, l’enorme quantità di liquido riscaldato necessaria per distruggere una macchina d’assedio rendeva questa strategia poco pratica e troppo costosa. La priorità, in caso di attacco, era difendere le mura con mezzi rapidi, efficienti e sostenibili: l’efficacia non stava tanto nell’effetto distruttivo quanto nella capacità di dissuasione e nel disorientamento del nemico.
Conclusione: realtà storica e immaginario collettivo
L’immagine cinematografica del difensore che versa olio bollente sui nemici è affascinante, ma va ridimensionata. Sì, l’olio riscaldato è stato davvero utilizzato in certi contesti, ma più come eccezione che come norma. Le fonti ci mostrano un quadro ben diverso da quello hollywoodiano: meno spettacolare, forse, ma più ingegnoso e concreto.
I difensori delle città medievali dovevano contare su ciò che avevano a disposizione: acqua, sabbia, pietre, pece o pezzetti di ferro incandescente. Armi povere ma efficaci, capaci di trasformare ogni fortificazione in una trappola mortale.
Ancora una volta, la Storia ci ricorda che non serve la fantasia per stupire: basta osservare come l’ingegno umano, spinto dalla necessità, trovi sempre modi creativi per fronteggiare anche le situazioni più disperate.
Un articolo di Emanuele Rizzardi:
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