L'Associazione culturale Byzantion ha il piacere di ospitare Francesco Liperoti, che ci parlerà del suo libro:
“L'Imperatore Manuele I Comneno: Dall'universalismo imperiale al disastro di Miriocefalo”
1) Parlaci di te, dei tuoi progetti, di cosa fai ecc.
È un vero piacere per me rispondere a quest’intervista per l’Associazione culturale Byzantion, di cui ci tengo a ringraziare per l’opportunità. Io sono Francesco Liperoti, dott. Magistrale in Scienze Storiche. Vivo nella mia terra natale, Crotone, in Calabria. Precario nel sistema scolastico nazionale, attualmente sono presidente di CTG Kroton, associazione che promuove e valorizza la cultura nella bellissima Calabria. Organizzo passeggiate culturali per raccontare la storia di Crotone e della Calabria, con particolare accenno alla Calabria Bizantina. Scrivo attualmente articoli sulla Calabria bizantina, sul rapporto tra cristiani e musulmani, sul sito Impero Bizantino.it.
2) Perchè sei interessato al mondo bizantino?
Studiando storia all’Università della Calabria ho avuto il piacere e la fortuna di seguire le magistrali lezioni sulla storia bizantina del compianto Professore Filippo Burgarella, il quale è riuscito a trasmettermi la passione e l’amore per il mondo bizantino. Ho perciò discusso una tesi dal titolo “Le incursioni saracene nell’Italia Bizantina”. Con il Prof. Burgarella discutevamo quotidianamente sui maggiori problemi della storiografia, sui rapporti attuali tra Russia e Turchia e del mondo bizantino, sfogliando insieme anche importanti volumi come il Gay, l’Amari, l’Alessiade ecc.
Altro particolare interesse è legato al passato della mia regione, la Calabria, che ancora oggi conserva gelosamente i ricordi del mondo bizantino.
3) Perché scrivere di Manuele Comneno?
Studiando il rapporto tra Bisanzio e l’Italia, e approfondendo la figura del duca normanno Roberto il Guiscardo, mi sono interessato inizialmente alle gesta del nonno di Manuele, l’imperatore Alessio, grazie alla lettura della magistrale cronaca di Anna Comnena, l’Alessiade. Ho cominciato così ad approfondire questo periodo con particolare attenzione alle Crociate. L’unico imperatore che riuscì infatti a sottomettere e rendere effettivamente vassalli i crociati fu Manuele. Inoltre con Manuele si registrò un nuovo tentativo di ritorno di Bisanzio in Italia. Così ho deciso di approfondire questa figura. Ho discusso la tesi magistrale nel 2017 dal titolo “Manuele I. Un basileus tra Oriente e Occidente”. Questa tesi è il punto di partenza della mia pubblicazione. La lettura delle cronache di Niceta Coniate e di Giovanni Cinnamo sono risultate fondamentali per questa ricerca, come anche l’importantissimo volume di Paolo Lamma sul rapporto tra Comneni e Staufen.
4) Che giudizio dai a Manuele?
Secondo me, con la sua politica imperiale, Manuele I fu in grado di realizzare un ultimo autentico tentativo di stabilire la potenza egemone di Bisanzio nel Mediterraneo. Di fatto, dopo l’esperienza di Manuele Comneno, nessun altro imperatore bizantino ebbe la forza di cambiare le sorti del Mediterraneo. Manuele riuscì a cambiare diverse volte gli equilibri nel Mediterraneo grazie alla sua diplomazia e all’oro, che in quel periodo sembrava essere illimitato. Durante il suo regno si può intravedere la presenza dei “romei” un po' ovunque, infatti in momenti diversi intervenne nella politica italiana, ungherese, degli stati orientali, dei Balcani. Egli riuscì anche a rafforzare il controllo romeo sulle pianure costiere dell’Anatolia, ricacciando verso l’interno il Sultanato di Rum, e rafforzò la presenza bizantina in Cilicia e Siria, soprattutto dopo la sottomissione di Rinaldo di Chatilion, governante di Antiochia. La politica di Manuele fu molto dispendiosa e macchinosa, tuttavia resse il confronto con tutte le personalità più importanti del periodo. Il grande sogno di Manuele, scopo principale di tutta la sua politica, fu la riconquista della metà occidentale dell’antico impero romano, e il recupero dell’unità imperiale. Tuttavia, i suoi piani si scontrarono con quelli di Federico Barbarossa, imperatore d’Occidente, tanto da riproporsi dopo qualche secolo, il problema delle due corone imperiali. In generale, Manuele fu un grandissimo imperatore: abile diplomatico, valoroso guerriero e ottimo stratega. E se infine la sorte non gli fu favorevole con la sconfitta di Miriocefalo, egli fece di tutto per ristabilire il potere dei romei nel Mediterraneo.
5) Il tuo libro che cosa può dare di nuovo, rispetto ai testi già presenti nel panorama saggistico?
La figura di Manuele nello studio del Medioevo è un po' trascurata, soprattutto in Italia, dove sono presenti poche pubblicazioni a riguardo. Scopo principale della mia ricerca è lo studio di quell’unità imperiale, tanto desiderata per Manuele I Comneno. L’universalismo imperiale di Manuele si scontrò non solo con il rigido isolamento culturale di Costantinopoli, ma con un mondo occidentale, quello del XII secolo, in netto cambiamento. In Occidente non si aveva più la necessità di farsi governare da un signore orientale, lontano dalla loro terra. Ho cercato dunque di analizzare tutte le opposizioni dell’universalismo imperiale che incontrò Manuele durante il suo regno. Spero che la mia ricerca possa tornare utile a ricercatori, studenti universitari e perché no anche a professori universitari. In generale, qualsiasi amante del periodo troverà interessante questo libro.
6) Nel complesso, l’impero è andato migliorando o peggiorando durante il regno di Manuele?
Il regno di Manuele è considerato da molti storici come un fallimento e un anticipo del disastro del 29 maggio 1204. Scopo di questo lavoro è infatti quello di rivalutare la politica di Manuele attraverso le fonti a lui contemporanee, come Giovanni Cinnamo, Niceta Coniata, Ottone di Frisinga, Raevino, Guglielmo di Tiro ecc.
Come già detto, durante il suo regno si può intravedere la presenza dei “romei” un po' ovunque, tuttavia Manuele non riuscì a cambiare il rigido isolamento culturale di Costantinopoli. Infatti, il grande errore di Bisanzio fu quello di non stare al passo con la vivace ripresa del mondo Occidentale. La sua politica filo-occidentale, fatta di “sperpero di cariche e denari ai latini”, come riferisce Niceta, generò una divisione netta tra greci e latini, più acuta dello scisma di Cerulario. Il suo sogno di conquistare la corona imperiale d’Occidente si infranse anche contro questa divisione. Manuele non riuscì quindi a placare l’odio profondo dei bizantini verso i latini, soprattutto verso i Veneziani. Egli fu indotto dal popolo a prendere una decisione seria e netta, cioè rompere con i Veneziani. Nel 1171 fece arrestare tutti i Veneziani presenti nell’impero, con un’operazione che rappresentò un modello di tecnica e testimonianza di come lo stato bizantino fosse sempre un organismo saldamente amministrato e all’avanguardia. Due anni dopo la morte di Manuele, i Latini furono costretti a fuggire dall’Impero poiché a Costantinopoli scoppiò una grande rivolta contro il governo e alimentata da Andronico: l’odio dei Greci si scaricò contro i Latini in un tremendo bagno di sangue nel maggio del 1182; la folla si scagliò contro tutte le case degli Occidentali che vivevano a Costantinopoli. Questo processo tra Occidente e Oriente e l’odio e la diffidenza ormai secolare tra Latini e Greci culminarono, dunque, con l’entrata dei Latini a Costantinopoli nel 1204 e la disintegrazione dell’Impero Romano d’Oriente.
7) Hai affrontato alcuni tempi poco noti, come la questione ungherese e di Ancona?
Molti sono gli argomenti trattati nel libro. Tra questi trova spazio il rapporto tra Manuele e il regno d’Ungheria. Importantissima e fondamentale nella mia ricerca è stata la lettura di “Arpads and the Comneni” di Ferenc Makk, che tratta del rapporto tra la dinastia degli Arpadi regnanti d’Ungheria e i Comneni. Dopo la morte di Geiza re d’Ungheria, iniziò il periodo di intervento diretto di Bisanzio in Ungheria, che durò dal ‘62 al ’65, in cui Manuele fu più convinto che mai ad assoggettare l’Ungheria. La posizione geografica dell'Ungheria e dunque una sua eventuale sottomissione, avrebbe potuto aprire ulteriori opportunità per Bisanzio all’espansione sia verso l'Adriatico e l'Italia e sia verso la Russia. Dopo diverse trattative, Manuele scelse di appoggiare con la forza il figlio minore di Geiza, Bela, dandogli anche in sposa sua figlia e nominandolo despota dell’impero. La sottomissione dell’Ungheria significava, inoltre, la sottomissione della Croazia e della Dalmazia, appannaggio della corona ungherese. La questione ungherese affonda ancora le radici nel rapporto conflittuale tra Manuele e Federico Barbarossa. Proprio il rapporto con il Barbarossa è il tema più a lungo trattato nella mia ricerca e tocca il suo apice esattamente nell’eroica resistenza di Ancona. Fallita la spedizione nell’Italia Meridionale, Manuele si inserì nella politica dei Comuni e nella loro guerra contro il Barbarossa. Finanziò prima la Lega Veronese, quando i rapporti con Venezia erano buoni, poi la Lega Lombarda, per scacciare Federico Barbarossa dall’Italia. Nel 1171 la situazione cambiò: Manuele in persona sconfisse Stefano Nemanjia capo dei Serbi e Bela III salì sul trono d’Ungheria. Quindi Bisanzio sottomise in un colpo solo tutti i Balcani, compresa Ragusa, facendo del Mar Adriatico un lago bizantino. Questo fatto fece infuriare i Veneziani, che cominciarono ad aiutare il Barbarossa. Bisanzio inoltre in Italia controllava direttamente Ancona, divenuto caposaldo della bandiera d’Oriente. Nel ’71 , anno in cui Manuele fece arrestare tutti i Veneziani nell’Impero, intanto cominciò la ricostruzione delle torri di Milano, grazie all’oro bizantino, come ci riferisce Niceta. Dunque Manuele, mentre infuriava la guerra con Venezia, favoriva la ricostruzione delle mura di Milano e soprattutto teneva fermo il caposaldo di Ancona. Nel ’73 Cristiano di Magonza, generale di Barbarossa, decise di attaccare Ancona con l’aiuto dei veneziani, per eliminare la presenza greca dalla penisola. Ad Ancona assediata portarono aiuto Aldruda Frangipane, contessa di Bertinoro e Guglielmo Marchesella, uno dei capitanei di Ferrara. Dunque gli Anconitani, i Greci, Aldruda (la cui famiglia di recente si era legata in parentela con la casa del basileus) e Ferrara lottarono insieme contro Venezia, Rimini, alcune città della Romagna e della Tuscia e le forze del Barbarossa. Questo assedio e la conseguente resistenza della città furono motivo di orgoglio per Manuele, poiché si combatté ancora nel ’73 in Occidente intorno alla bandiera e nel nome del basileus.
8) Le conseguenze della sua politica sul lungo periodo?
Troppe furono le contraddizioni della politica di Manuele I Comneno che rimase, infine, sospeso tra la politica oculata di suo padre e un'azione autenticamente imperiale, al fondo della quale poteva esserci la crisi generale dello stato bizantino. In verità il quartogenito di Giovanni, innamorato di Costantinopoli, come ci mostrano Cinnamo e Niceta, e del suo passato imperiale come pure delle regole feudali dell'Occidente, lasciò l'impero in una situazione difficilissima, soprattutto in assenza di un'eredità stabile alla sua morte. Bisanzio, infatti, alla morte di Manuele, conobbe una forte decadenza che non dipese tanto dalla politica dispendiosa e avventurosa di Manuele, ma dal fatto che i successori ritornarono ad un sistema statale, indietro nell’evoluzione sociale e culturale, scartando appunto il sistema instaurato dai Comneni, come negativo. Bisanzio ritornò nel suo rigido isolamento culturale e scartò l’apertura inaugurata da Alessio I Comneno e portata avanti con fierezza da Manuele I Comneno. Ad inaugurare questo processo fu Andronico Comneno, nemico e cugino di Manuele. Quando prese il potere cambiò da subito la politica di suo cugino e dei suoi predecessori, instaurando un regime tirannico e soprattutto di odio verso i latini.
9)Cosa ne pensi della sua spedizione in Egitto?
Verso la metà degli anni 60 Manuele cercò di trattare con papa Alessandro III, riguardo il riconoscimento come unico imperatore e dunque finalmente un’unione delle corone imperiali. Nello sviluppo della ricerca ho concesso ampio sviluppo a queste trattative. Fallita tuttavia la proposta, Manuele si fece promotore di una crociata contro l’Egitto, formando un’imponente flotta, appoggiato dall’esercito di Amalrico, re di Gerusalemme. La spedizione tuttavia fallì, poiché Amalrico fece di testa sua, pensando di conquistare l’Egitto anche senza l’aiuto dei bizantini. Ne approfittò Shirku, generale di Noradino e padre di Saladino. Egli conquistò l’Egitto senza troppe difficoltà e prima di morire nominò come successore il figlio, che fu determinante nei decenni successivi per l'unificazione di tutti gli stati musulmani, dalla Siria all’Egitto, nelle sue mani. Franchi e Greci persero una grande occasione per una facile conquista dell’Egitto, soprattutto per gli indugi di Amalrico. La spedizione, nel suo complesso, è da considerarsi come un segno dei piani e delle speranze a vasto raggio di Manuele I, i quali non conobbero letteralmente frontiere. L’unico vero vincitore restò Saladino, che riuscì nell’unica forma di politica per lui vantaggiosa, attendere, mentre gli avversari furono divisi da troppe contraddizioni. A fine spedizione, Amalrico davanti a tutta la corte di Costantinopoli chiese scusa a Manuele per non aver rispettato i piani e giurò sottomissione e fedeltà di tutti gli stati latini d’oltremare al Basileus.
10) Su che fonti ti sei basato per le tue ricerche?
La mia ricerca è incentrata maggiormente sulle cronache del tempo e di queste una delle più importanti risulta essere la lettura di Niceta Coniate, storico dal taglio critico e obiettivo. Altra cronaca importante è quella del segretario e amico intimo di Manuele, Giovanni Cinnamo. Per i rapporti con il mondo orientale la fonte più esaustiva l’ho trovata in Guglielmo di Tiro. Su Federico Barbarossa invece la più esaustiva è quella di Ottone di Frisinga. Il Liber Pontificalis risulta essere la più importante nei rapporti con il Papa, mentre nei rapporti con il Mezzogiorno, Romualdo Salernitano e Ugo Falcando. Tutte queste fonti fanno dunque da contorno alla già citata cronaca dello storico della Quarta Crociata, Niceta Coniate, il quale risulta essere un’importante e fondamentale lettura per la conoscenza del mondo bizantino del XII secolo.
11) Che progetti hai per il futuro?
Il mio progetto per il futuro è quello di continuare a studiare la storia medievale e in particolare il mondo bizantino e farlo conoscere a più persone possibili. Il progetto della mia associazione, CTG Kroton, infatti non è solo quello di raccontare la storia del mio territorio, Crotone e la Calabria, ma quello di far conoscere il mondo culturale di Bisanzio che ha poca rilevanza ancora oggi nello studio del Medioevo in Italia. Bisogna appunto rivalutare l’importanza che l’Impero Romano d’Oriente ebbe nel Medioevo in Italia. Anche a livello accademico accade molto spesso che nella storia medievale non è per nulla studiato l’impero di Costantinopoli. Vorrei dunque continuare a scrivere articoli soprattutto sui social, il più importante veicolo di conoscenza al mondo d’oggi. Il mio progetto si sposa, perciò, con quello dell’associazione culturale Byzantion, il quale ci tengo nuovamente a ringraziare per la partecipazione al blog. Spero di scrivere altre volte, in futuro, su questo blog.
Grazie alla prossima!
Francesco Liperoti.
Ti ringraziamo per essere stato con noi e speriamo di leggerti ancora sul nostro blog!
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