L'Associazione culturale Byzantion ha il piacere di ospitare Diego Luci, che ci parlerà della figura di Magno Massimo e di come è riuscito a trasportarla nel libro “Usurpator Maximus”
Ringrazio l’Associazione Byzantion per l’ospitalità e l’occasione che mi offre di parlare del mio romanzo.
Che cosa ci racconta Magno Massimo? Perché proprio lui in mezzo alle centinaia di usurpatori nella lunga vita dell’Impero?
A un primo sguardo la storia di Magno Massimo non è diversa da quelli di tanti altri, anzi, se presa per sommi capi, rientra nel cliché del generale che prende il potere approfittando di una crisi nel sistema farraginoso di governo dell’impero.
Forse, anche per questo, non è stato studiato a sufficienza. Mi è capitato di leggere studi che lo definiscono un mangiapreti e studi che lo definiscono staunch catholic; uno dei due si sbaglia e forse si sbagliano entrambi.
Io propongo la mia chiave di lettura.
Come hai costruito la personalità di Massimo nel libro?
Volevo che fosse un personaggio in cui il lettore potesse riconoscersi, non è un supereroe che fa cose straordinarie ma è un uomo che fa spesso la cosa giusta da fare, un militare che preferisce tenersi lontano dagli intrighi ma che non esita a esercitare il suo potere se lo ritiene opportuno. Insomma più un Ettore che non un Achille.
La fine di Massimo… sfortuna o errori tattici?
Usurpator Maximus prende in considerazione la vita di Magno Massimo fino alla sua vittoria contro Graziano. Il seguito narrerà della guerra civile con Teodosio. Dunque questa è una domanda che mi sto ponendo anch’io in questi giorni.
Al momento mi pare chiaro che ci fu un errore strategico e un errore politico. Massimo sottovalutò la capacità della metà orientale dell’impero di riprendersi dopo battaglia di Adrianopoli. Sottovalutò anche la determinazione di Teodosio nel sostenere il giovane Valentiniano.
La storia ci insegna che i fatti possono essere a volte bizzarri. Arbogaste, per esempio, vince Massimo in guerra per poi ritrovarsi una manciata di anni dopo a fare grossomodo quello che fece il suo rivale… vuoi fare un commento?
Ogni essere umano è un alveare di contraddizioni ma proprio le contraddizioni possono dare vita a personaggi e storie uniche e attirano gli scrittori come il miele; Arbogaste sarà tra i personaggi protagonisti del seguito di Usurpator Maximus, forse nel romanzo accadrà qualcosa che gli farà cambiare idea sul suo signore… e chissà che non sia accaduto qualcosa di simile anche allora.
Hai valutato il fattore religioso?
In origine il romanzo doveva intitolarsi L’usurpatore e l’eretico con Magno Massimo e Pelagio coprotagonisti. La vita di Magno Massimo però ha richiesto più di 400 pagine e così la storia di Pelagio dovrà attendere un prossimo libro. Con questa impostazione in mente ho deciso di concentrarmi non già sul conflitto tra cristiani e pagani ma sul conflitto interno ai cristiani; pelagiani contro agostiniani. In ogni caso Pelagio resta come narratore della storia e il suo dialogo con Simmaco serve da raccordo ai vari capitoli per tutto il libro. Uno dei personaggi principali è l’Imperatore Giuliano; durante il viaggio in Africa Massimo incontra e affronta un gruppetto di donatisti.
Il conflitto religioso attraversa tutto il romanzo in molte sue sfumature.
Cosa ne pensi della teoria secondo cui Massimo sarebbe la figura sulla quale si basa il mito di Artù?
Se non conoscessi questa teoria non avrei mai scritto questo libro perché ho conosciuto per la prima volta Magno Massimo, Macsen Wledig, proprio leggendo il Mabinogion.
L’idea che le ultime gesta dell’Artù descritto da Goffredo di Monmouth, la campagna militare sul continente e l’uccisione di un magistrato romano di alto livello, fosse basata sulle imprese di Magno Massimo è un’idea che apparve fin da subito tra gli studiosi della materia.
La presenza di Magno Massimo come protagonista di uno dei racconti del Mabinogion è un aspetto che viene spesso sottovalutato. Il titolo stesso della raccolta è stato frainteso malamente. Mabinogion, non significa “racconti per bambini” ma “racconti figli” come afferma giustamente Fabio Barbieri; si tratta di una serie di racconti di contorno a un’opera principale che è andata perduta, e dato che molti racconti ruotano attorno alla figura di re Artù non è difficile immaginare di cosa parlasse l’opera principale.
Poi ci sarebbero le genealogie del manoscritto Harleian 3859... Insomma Magno Massimo non è re Artù, non potrebbe mai esserlo per motivi “anagrafici”, ma una parte delle sue imprese sono state attribuite al suo discendente.
Facendo un gioco ucronico, come ti immagini l’impero con una vittoria di Magno Massimo?
Stiamo al gioco.
Mi immagino che avrebbe ripristinato l’Ara della Vittoria nella Curia, avrebbe ripreso la carica di Pontefice Massimo imponendo la sua autorità anche ai cristiani (come Costantino). Avrebbe punito duramente eventuali disordini religiosi (come dimostra il processo a Priscilliano); avrebbe condannato a morte Teofilo di Alessandria per la distruzione del Serapeo o per la persecuzione degli ebrei e avrebbe esiliato tra i barbari i suoi sostenitori, ci saremmo risparmiati il nipote Cirillo, lo scisma copto e l’assassinio di Ipazia. Avrebbe governato da Treviri, avrebbe lasciato la prefettura dell’Italia a Simmaco o a Pretestato e l’impero d’Oriente al fratello Marcello, come collega minore (allo stesso modo di Valentiniano e Valente).
Nessun usurpatore; né Eugenio né Costantino III; la Britannia sarebbe stata fedele in virtù dei legami familiari suoi e del figlio Flavio Vittore. Nessuna spedizione in Africa contro Gildo che anzi sarebbe stato uno dei suoi comes più abili; avrebbe estirpato la corruzione e garantito un flusso costante di grano e olio all’Italia.
Qui mi fermo, Massimo aveva già una certa età e forse sarebbe toccato ad altri misurarsi con Alarico.
Che parere hai di Teodosio? Fu davvero Grande oppure no?
Se per essere Grande bastassero le vittorie sul campo di battaglia gli si potrebbe anche concedere; non ha sbagliato un colpo, ha saputo utilizzare al meglio le risorse della sua metà dell’impero per schiacciare i suoi nemici. Guadagnare queste vittorie facendone pagare il prezzo ai goti, per di più, è una finezza sublime. MA c’è l’editto di Tessalonica e i decreti del 391-92, che sono la pietra tombale su quella strana commistione tra religione e stato su cui si fondava la respublica romana. E ci sono i suoi figli; le colpe dei padri non ricadono sui figli ma quelle dei figli sono un po’ anche dei padri. Due inetti come Onorio e Arcadio ti fanno perfino venire voglia di rivalutare Commodo. Quindi il mio parere è che fu una sciagura, soprattutto per la metà occidentale dell’impero.
Ora raccontaci un po’ di te e di cosa ti occupi!
In attesa di un lavoro serio che mi consenta di guadagnare qualcosa, al momento scrivo, faccio l’editor per scrittori di romanzi storici, l’illustratore per piccole case editrici o per scrittori che si auto pubblicano e faccio altri lavori di grafica, mi interesso di fotografia e sfrutto le mie capacità di editor curando l’impaginazione di un libro per un’associazione fotografica a livello nazionale.
Molto tempo, però, cerco di dedicarlo allo studio e alla lettura.
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Sono presente su Facebook come Diego Luci (se mi volete contattare tramite Messanger chiedetemi prima l’amicizia altrimenti non ricevo la notifica del messaggio e non posso rispondere). La casella mail che controllo più spesso è diego.luci@libero.it Ho un sito ma non lo aggiorno da secoli.
Ti ringraziamo per essere stato con noi e speriamo di leggerti ancora sul nostro blog!
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