Nonostante l’emancipazione della donna fosse molto diversa, e molto ridotta rispetto ad oggi, sono sempre esistite delle donne di grande potere e carisma in grado di lasciare un segno tangibile nella Storia.
Regine, principesse, sante, nessuna epoca è priva di grandi donne di cui vale la pena leggere!
Oggi parliamo di Pulcheria ed Eudocia, due donne e due sante che hanno lasciato un’impronta indelebile nella loro epoca e che hanno contribuito a formare il cristianesimo per come lo conosciamo oggi.
Iniziamo dalla nostra prima Santa, Elia Pulcheria. Un personaggio che sarebbe finito sui libri di storia anche se non fosse stata canonizzata: nipote di Teodosio I il Grande, figlia di Arcadio, sorella e reggente di Teodosio II, Imperatrice lei stessa come moglie di Marciano, dominò la vita dell’Impero per più di 40 anni.
Nel 414, si presume che avesse 15 o 16 anni, Pulcheria prese la reggenza dell’Impero Romano d’Oriente per conto di suo fratello ancora bambino Teodosio II. I cronisti ci raccontano grandi meraviglie su di lei: bella quanto intelligente, colta quanto pia… ma si sa sono cronisti ed è il loro lavoro incensare chi li paga. Ci sono comunque pochi dubbi che malgrado la sua età fosse una donna furba e capace, abbastanza scaltra da far voto pubblico di castità per eliminare la possibilità che qualche ambizioso generale potesse sperare di accedere al trono sposandola (e in special modo l’Alano, e peggio Ariano, Magister Militum Aspar,).
Teodosio II raggiunse la maggiore età nel 416, ma l’influenza della sorella rimase fortissima, in special modo il suo dominio della corte, che, sempre i nostri cronisti raccontano, aveva trasformato in un vero monastero.
La religiosità di Pulcheria era evidente e speciale la sua devozione alla Madonna (con sfumature stranamente gnostiche), una vera ossessione che le faceva costruire chiese e raccogliere reliquie mariane, se l’imperatore era il Vicario di Cristo in terra, lei si definiva la Sposa di Cristo, Protettrice della chiesa e durante la messa superava l’Iconostasi per prendere la comunione nel sanctum come lo stesso imperatore, lei, una donna!
Una donna pia sicuramente, ma anche autrice di opere, che per la nostra mentalità, lo sono un po’ meno: tipo l’esclusione dei pagani dagli incarichi di corte e l’espulsione degli ebrei “deicidi” da Costantinopoli, ahimè l’antisemitismo ha radici antichissime.
La maggiore età di Teodosio comportava però un altro passaggio fondamentale, il matrimonio e, sperabilmente, la generazione di un erede, e qui entra in campo la nostra seconda Santa.
Non si sa bene come, la allora chiamata, Atenaide sia arrivata a corte: le cronache raccontano che, alla morte del padre, i fratelli la avessero spogliata dell’eredità e lei era andata a Costantinopoli a presentare una petizione e a chiedere giustizia e qui durante l’udienza aveva fatto innamorare il giovane Teodosio e incantato tutta la corte.
Suona tanto come la favola di cenerentola ed è un topos talmente diffuso da essere probabilmente realmente solo una favola. Magari Atenaide arrivò a corte proprio per essere esaminata e selezionata come possibile sposa imperiale. Non era inusuale che, a questo scopo, nella tarda antichità, si tenessero delle vere e proprie selezioni, che radunavano dalle provincie fanciulle in età da marito note per le loro doti per scegliere la più adatta come consorte per l’imperatore o per alti aristocratici di corte.
Qualunque cosa sia accaduta, Atenaide spiccava per bellezza e fascino (i nostri soliti cronisti) e per cultura ed eleganza, era in fin dei conti figlia del filosofo Leonzio, lo Scolarca dell’Accademia Platonica di Atene e venne scelta dalla stessa Elia Pulcheria.
Atenaide aveva un solo difetto, era, come il padre, pagana, ma era un problema risolvibile, sotto la guida di alcuni monaci siriaci adeguatamente catechizzata e venne battezzata subito prima del matrimonio con il nome di Eudocia, la retta dottrina. Mai nome fu più foriero di disastri.
È sicuramente un detto estremamente maschilista, ma si dice che mettere sotto lo stesso tetto moglie e cognata sia una buona ricetta per provocare liti. Maschilista o no, io penso che sia vero (e mi prendo la piena responsabilità della mia affermazione), e se è un problema nelle case dei comuni mortali, nei Sacri Palazzi sul Bosforo la cosa minacciava veri disastri.
Se Pulcheria sperava di aver trovato una fanciulla docile, manovrabile e grata per l’occasione di entrare nella famiglia imperiale, si stava sbagliando.
Le cronache non ci sono molto di aiuto, o sono smaccatamente di parte oppure tentano di glissare e tacere i dissidi, cosi non sappiamo come iniziò. Magari, mi diverte pensare, fu una questione di precedenze: chi doveva passare per prima? La Augusta Porfirogenita, nipote, figlia e sorella di Imperatori, o la giovane consorte Imperiale? Da lì si sarà poi passati a discordie su chi favorire sulle nomine di corte: una disputa sul nome di un Sacellario, o di un Silenziario o magari del Protosebasto, chissà.
Comunque, la giovane Imperatrice fletteva i muscoli e allargava la sua influenza, in aree precedentemente dominio assoluto della cognata. Di certo sappiamo che se Pulcheria era rigidamente anti pagana e anti ebraica, la cultura ellenistica in cui era stata immersa fin da giovane portava Eudocia / Atenaide ad essere più tollerante e ad atteggiarsi a loro protettrice. Alla fine, la rottura, lo scontro aperto, era inevitabile.
Nel Dicembre del 427, moriva Sisinio I il patriarca di Costantinopoli e bisognava nominare il suo successore. I due partiti di corte erano pronti alla battaglia per indirizzare la scelta di Teodosio II.
Qui però dobbiamo fermarci, fare pausa, e spiegare come fossa organizzata la chiesa nel V secolo. In maniera molto diversa dalla chiesa moderna.
Ogni città aveva il suo Vescovo, ogni provincia imperiale aveva il suo Metropolita e il mondo conosciuto (ovvero l’impero) era suddiviso in 5 patriarcati: Roma, Costantinopoli, Alessandria d’Egitto, Antiochia di Siria e Gerusalemme (la Pentarchia). Al di sopra tutto il Vicario di Cristo in terra, l’Imperatore.
Illudersi che il sistema funzionasse senza intoppi e senza contrasti significa ignorare la natura umana e le ambizioni terrene, diffuse anche dove si pensa al divino e tra i 5 Patriarcati vigeva un delicato ed instabile equilibrio politico.
Gerusalemme era di sicuro il Patriarcato meno importante, per lungo tempo solo un titolo onorario, addirittura sottoposto all’autorità del Metropolita di Cesarea, ma tra gli altri le rivalità fiorivano.
La dottrina era guidata dalle ricche Alessandria e Antiochia, le sedi delle due principali scuole teologiche. Ovviamente in contrasto, Antiochia si basava sulle fonti dirette del pensiero ebraico e siriaco enfatizzando l’importanza del testo e delle sue origini storiche, Alessandria arricchiva la sua teologia con il pensiero ellenistico e misticheggiante (e, per i suoi oppositori, un po’ troppo gnostico).
A occidente Roma era in teoria il primo tra i Patriarchi, ma pativa il suo isolamento geografico e linguistico (i vangeli e la teologia erano di base greci), e la decadenza dell’impero d’occidente.
Costantinopoli era l’ultimo venuto, il parvenu ambizioso, la sua discendenza apostolica poteva addirittura sollevare dubbi (sussurrati con cautela), ma era la ricca capitale imperiale, il centro del potere politico. Se gli altri patriarchi dovevano inviare messi e ambasciatori, quello di Costantinopoli aveva, il dubbio e pericoloso, privilegio di avere accesso continuo all’Imperatore.
Teodosio II scelse come nuovo Patriarca di Costantinopoli il candidato favorito dalla moglie Eudocia, un monaco siriano, allievo del famoso Teodoro di Mopsuestia, Nestorio.
Era la sconfitta di Pulcheria e del potentissimo e ambizioso patriarca di Alessandria, Cirillo.
Un altro detto molto saggio recita che i nemici andrebbero scelti con cura persino maggiore di quella con cui si scelgono gli amici: Nestorio e Eudocia avevano scelto quelli sbagliati.
La crisi che avrebbe segnato la sorte di Nestorio ed Eudocia e incidentalmente definito i dogmi della chiesa cristiana e cambiato il mondo era fondata nel principale problema cristologico, quello che è tuttora un mistero della fede, e il suo più grande paradosso: qual è la natura del Cristo, come si fondono e come si relazionano in lui la natura umana e quella divina?
Se il problema è enorme e millenario, la scintilla fu banale ed estemporanea: un’omelia di Anastasio, uno dei monaci siriani arrivati a Costantinopoli nel seguito del nuovo Patriarca.
Con grande scandalo dei fedeli Anastasio rimproverò la gente semplice che definiva la Madonna Theotokos, madre di Dio, come poteva essere la “madre” di Dio, esistente dall’inizio dei tempi? Piuttosto andava definita Theodochos, colei che riceve Dio (e sì ai teologi piacevano tanto questi giochetti di parole).
Scoppiò uno scandalo, e probabilmente una piccola sommossa, e Nestorio, un tipetto che di certo non mancava di arroganza e sicurezza di sé, intervenne a difendere il suo monaco: aveva capito di essere poco amato dal clero costantinopolitano, che lo vedeva come un intruso e temeva che smentire un suo stretto collaboratore avrebbe solo incoraggiato i suoi nemici. Inoltre, teologicamente non poteva essere più corretto quello sostenuto da Anastasio, Maria era stata uno strumento di Dio, non la sua creatrice, la definizione di Madre di Dio, ricordava troppo passati culti pagani: Cibele, Iside.
Teologicamente forse aveva ragione, ma toccare, anche di striscio la Madonna, non porta mai fortuna ai teologi, andatelo a chiedere ad Anselmo d’Aosta.
Pulcheria e Cirillo non aspettavano altro.
Cosa erano queste distinzioni? Nestorio stava forse distinguendo tra la natura divina e quella umana del Cristo? Presupponeva natura diverse? Si tornava addirittura ai tempi dell’eretico Ario? Era apollinariano? O forse, addirittura metteva in dubbio la divinità di Cristo come gli adozionisti e gli ebioniti?
Si trattava in gran parte di caratterizzazioni e forzature, alcuni lavori originari di Nestorio riscoperti alla fine del XIX secolo sembrano indicare, una posizione molto più moderata ed “ortodossa” si quella che è passata alla storia, ma, si sa, la storia la scrivono i vincitori e sono loro che ci hanno tramandato la loro versione della dottrina del loro avversario nei loro scritti.
La polemica non si fermò, anzi. Nestorio, come dicevo, non era il tipo di fare passi indietro, o di raggiungere compromessi (e meno che mai con gli odiati alessandrini) e a Cirillo andava benissimo così, ogni occasione era buona per attizzare le fiamme.
Abbiamo addirittura delle lettere di Teodosio II indirizzate a Cirillo, in cui lo rimprovera e gli chiede di smettere di scrivere missive che provocano discordie nella famiglia imperiale e nel palazzo. Imperatore, ma con problemi molto familiari, non lo invidio.
Mentre Teodosio provava a calmare le acque convocando una commissione di vescovi da tenersi a al più presto e, presumibilmente, evitava di trovarsi nella stessa stanza insieme a moglie e alla sorella, Cirillo capì che non poteva far cadere la questione e lasciare che si prendesse tempo, sapeva bene che le “commissioni”, da quando sono state inventate, servono solo per avere il tempo di strangolare buone idee mettere a tacere i problemi: scrisse al Patriarca di Roma, Celestino, spiegando, a suo modo c’è da supporre, la discordia e il problema (“simile alla putrida piaga di Apollinare e di Ario. Ché mescolano l'unione del Signore nell'uomo con una confusione di una sorta di miscuglio”), e pregandolo di intervenire, come Primus Inter Pares e saggio padre della chiesa.
Celestino capì esattamente cosa stava succedendo e il cuore della questione? Io ho dei dubbi e li aveva anche lo stesso Cirillo, che lo riteneva un teologo piuttosto scarso, ma la realtà politica era chiara: Roma non avrebbe perso una occasione perfetta per ridimensionare la rivale Costantinopoli, la città che pensava di essere il nuovo centro del mondo e di poter usurpare il primato della sede di Pietro.
La risposta romana fu rapida e cristallina ed esattamente quella che Cirillo si aspettava: l’insegnamento di Nestorio era errato e aveva dieci giorni per fare abiura e correggersi, pena la scomunica, peggio, ad offesa finale delegò proprio Cirillo a scomunicarlo in caso di mancata accettazione.
Cirillo non perse tempo e riscrisse a Nestorio intimandogli di abbandonare le sue affermazioni e di accettare il concetto di Unione Ipostatica così come concordato da Alessandria e Roma, alla lettera allego l’appendice dei 12 anatemi che fu poi la base del concilio di Calcedonia e il fondamento del dogma cattolico e ortodosso odierno.
Per Teodosio il problema era grave, e non solo per la discordia che provocava tra le donne della sua famiglia. Costantinopoli era in subbuglio sia per la disputa stessa, sia per i metodi spicci con cui Nestorio, che si stava dimostrando ogni giorno sempre più intransigente, si stava occupando dei sui oppositori religiosi o laici: le bastonature, gli arresti erano all’ordine del giorno, gli assassini non mancavano.
Fosse stato per lui, Teodosio, si sarebbe liberato sia di Nestorio che di Cirillo, ma estromettere il primo avrebbe significato mettere in dubbio la saggezza e l’opportunità della sua stessa scelta e della sua nomina e questo non era accettabile. D’altra parte, anche il secondo era intoccabile, il Patriarca di Alessandria era una potenza in Egitto, in grado di sfidare l’autorità imperiale e non c’erano dubbi che agire contro di lui non sarebbe stato privo di conseguenze, forse una aperta rivolta della provincia.
La soluzione gli venne offerta dall’unico punto che accomunava i due rivali: la richiesta di un concilio ecumenico.
Lo indisse, a Efeso, da tenersi nel giugno del 431. Il Terzo concilio Ecumenico dopo Nicea e Costantinopoli.
Cirillo era sicuro dell’appoggio di Roma, di Pulcheria (che vedeva nell’attacco di Nestorio alla Vergine Maria una chiara critica alla sua personale spiritualità) e di molti Vescovi dello stesso Patriarcato di Costantinopoli. Inoltre Efeso era un terreno ideale, sia simbolicamente, la città in cui si raccontava fosse ascesa al cielo la Madonna, che politicamente, un’antica sede di tradizione apostolica che aveva dovuto anche lei cedere il passo alla arrogante Costantinopoli.
Anche Nestorio si sentiva sicuro, era certo delle sue opinioni e della forza dei suoi ragionamenti, e contava di avere alle sue spalle tutto il patriarcato di Antiochia, e contava anche sull’appoggio dello stesso Teodosio (capiva bene come una sua deposizione sarebbe stato un colpo al prestigio imperiale).
Il lettore non deve pensare che la parola “Concilio” debba far supporre qualcosa di organizzato o strutturato, i Vescovi arrivarono alla spicciolata e, fatalmente per le speranze di Nestorio, il Patriarca di Antiochia con i suoi si attardò per la strada, mentre invece Cirillo e il suo seguito furono presenti dai primi giorni.
Non vi staro a tediare con le questioni teologiche che vennero affrontate e che furono loro stesse tanto raffinate quanto secondarie, la battaglia si svolse principalmente in punta di diritto procedurale.
Cirillo partì subito all’attacco: Nestorio era già stato scomunicato da lui e dal patriarca di Roma, era inutile sentirlo bastava ratificare quanto già fatto. Il delegato imperiale, il Patrizio Candidiano, gli replicò che la convocazione Imperale soprassedeva qualsiasi atto dei patriarchi e quindi andavano riascoltate tutte le parti in causa.
Cirillo allora provò ad accelerare i tempi per approfittare del ritardo dei vescovi siriani alleati di Nestorio, venne bloccato anche qui da Candidiano che, quando la situazione si iniziò a scaldare in maniera eccessiva, non si fece problemi a far intervenire le truppe che aveva a disposizione.
Ecco, Candidiano è un altro personaggio che non invidio per niente. Alla storia, scritta dai vincitori, è passato come un uomo di parte, schierato col malvagio eretico Nestorio, ma in verità ad un esame più approfondito i suoi interventi sembrano dettati decisamente dal tentativo di rimanere imparziale e mantenere l’ordine pubblico. Cirillo e gli Egiziani erano noti essere anche loro disposti di sistemare le faccende in maniera rapida e spiccia, con una bastonatura o un provvidenziale linciaggio e lo stesso Nestorio aveva espresso preoccupazione per la sua sicurezza.
Il concilio ondeggiava sull’orlo del caos, i Siriani non arrivavano, il caldo in città aumentava e i Vescovi volevano sbrigarsi, il Vescovo di Efeso, Mennone, si schierò apertamente dalla parte di Cirillo e impedì ai sostenitori di Nestorio l’accesso alla comunione, aizzando la folla.
Nestorio si rifiutò di partecipare ulteriormente ai lavori e si rifugiò nel palazzo del governatore protetto dai soldati di Cadidiano. Intanto Cirillo ottenuto l’appoggio anche di Giovenale Patriarca di Gerusalemme e rimasto in controllo dei vescovi riuniti fece passare una nuova mozione di scomunica.
A fine mese arrivò finalmente il Giovanni il patriarca di Antiochia, che vista la situazione, tanto per aumentare la confusione dei poveri storici delle epoche successive, radunò i suoi seguaci e quelli di Nestorio in un'altra sede e pensò bene di deporre e scomunicare a sua volta Cirillo, Mennone e Giovenale.
Per tentare di risolvere la situazione Candidiano si rivolse all’Imperatore, che alla fine diede ordine a tutti i vescovi presenti in città di riunirsi “insieme” e trovare una soluzione “pacifica”, ma fu l’arrivo dei delegati Romani a sbloccare la situazione. Con loro Cirillo riprese in mano la situazione e tra le proteste dei siriani riuscì a far confermare la scomunica di Nestorio e a far passare, pure, la deposizione di Giovanni di Antiochia, poi, tanto per metterci pure del suo, nel caos che ne seguì Candidiano fece arrestare Cirillo.
La palla tornò quindi in mano al povero Teodosio II che si trovò costretto a scegliere se ratificare i risultati di uno dei due “concilii” o l’arresto di Cirillo.
Mentre a corte continuavano le faide, nelle strade c’erano scontri e Teodosio valutò se era il caso di ratificare veramente tutto e pure di più: via Nestorio, via Giovanni, ma anche via Cirillo, Mennone e Giovenale. L’idea di fare piazza pulita deve essere sembrata attraente, ma alla fine messo sotto pressione, accettò la scomunica e la deposizione del solo Nestorio.
Nestorio venne esiliato prima confortevolmente nella sua Siria, poi in Arabia e infine a finire i suoi giorni prigioniero nel deserto egiziano nella terra dei suoi avversari, chissà se si sarà consolato vivendo fino a tarda età nell’osservare la successiva rovina dei suoi nemici a Calcedonia.
Molti dei suoi seguaci si rifugiarono oltre confine, in Persia, dove i Sassanidi sfruttarono immediatamente l’opportunità di avere una chiesa cristiana non legata ai rivali romani e nacque la chiesa Nestoriana, il Patriarcato di Seleucia-Ctesifonte, che per secoli prosperò per tutta l’Asia.
Nel frattempo, deposto Nestorio, a essere nominato Patriarca a Costantinopoli fu Proclo amico di Cirillo e il gran protetto di Pulcheria. Avevano vinto la battaglia.
Negli anni successivi la posizione di Eudocia si andò via via erodendo, in particolare dopo la morte dell’unico figlio maschio, Arcadio, ma i giochi sembrarono riaprirsi con l’arrivo a corte di un nuovo giocatore, l’eunuco Crisafio, il nuovo favorito dell’Imperatore, il nuovo rivale di Pulcheria.
Eudocia si alleò col nuovo astro nascente, pur di colpire la sua rivale di sempre, e i due riuscirono a convincere Teodosio II a confinare Pulcheria nel palazzo della Magnaura, alla periferia di Costantinopoli, dove avrebbe potuto condurre la sua vita pia e ascetica senza le distrazioni della corte.
Inutile dirvi che non finì così, liberatosi di Pulcheria, Crisafio eliminò anche Eudocia, facendola accusare di adulterio ed esiliandola in Palestina.
Le due grandi rivali non si sarebbero più re-incontrate, anche se avrebbero avuto occasione di parteggiare nuovamente per parti averse durante il nuovo famigerato concilio di Efeso (il cosiddetto Brigantaggio di Efeso), ma da lontano, entrambe senza più il potere di un tempo.
Eudocia finì i suoi giorni in esilio vivendo tra Gerusalemme e Betlemme, finanziando la costruzione di chiese, scrivendo pregiati versi in greco classico e agendo come protettrice degli Ebrei. È sepolta nella basilica di Santo Stefano a Gerusalemme, fatta costruire da lei, ed è una Santa sia per i Cattolici che per gli Ortodossi.
Pulcheria… no Pulcheria non si fermò lì, alla morte di Teodosio lasciò il suo ritiro, sposò (a condizione che rispettasse comunque la sua castità) il generale Marciano e salì al trono al suo fianco. Ultima della dinastia Teodosiana a regnare in Oriente.
Crisafio morì poche settimane dopo, convenientemente linciato da una folla inferocita, a questo punto non credo la cosa vi sorprenda, e Pulcheria provvide rapidamente a vendicarsi di tutti gli altri suoi nemici e avversari, e anche questo, direi, non vi dovrebbe più cogliere di sorpresa.
Furono i suoi vecchi amici Alessandrini che si erano schierati con Crisafio a subire la sua ira. Fu il concilio di Calcedonia, fu la sconfitta del patriarcato di Alessandria, fu lo scisma monofisita.
Ma quella di Eutiche, Dioscoro e Flaviano è ovviamente un'altra storia, da raccontare magari un'altra volta, se avete gradito questa, ma vi assicuro è molto meglio di qualsiasi cosa uno sceneggiatore hollywoodiano sia in grado anche solo di immaginare.
Una serie di 20 puntate solo sui Concili Ecumenici ecco cosa dovrebbe fare la HBO. Altro che Game of Thrones.
La Storia d'altronde è molto più interessante e imprevedibile di qualunque fantasia!
Ah! Come vi dicevo anche Pulcheria è una Santa. 10 settembre. E forse questo vi sorprende, adesso che la conoscete un po’ meglio.
Bibliografia:
John Philip Jenkins:
“Jesus Wars: How Four Patriarchs, Three Queens, and Two Emperors Decided What Christians Would Believe for the Next 1,500 Years”
“The Lost History of Christianity: The Thousand-Year Golden Age of the Church in the Middle East, Africa, and Asia--and How It Died”.
“Storia della Chiesa nella tarda antichità” di Ewa Wipszycka.
Articolo di Roberto Brocchieri con contributo di Emanuele Rizzardi
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English Version:
Powerful women: Pulcheria and Eudocia
Although the emancipation of women was very different, and very limited compared to today, there have always been women of great power and charisma able to leave a tangible mark on history.
Queens, princesses, saints, no age is without great women worth reading about!
Today we are talking about Pulcheria and Aeudocia, two women and two saints who left an indelible mark in their time and who helped shape Christianity as we know it today.
Let's start with our first Saint, Aelia Pulcheria. A character who would have ended up in the history books even if she had not been canonized: nephew of Theodosius I the Great, daughter of Arcadius, sister and regent of Theodosius II, Empress herself as Marcian's wife, dominated the life of the Empire for more 40 years old.
In 414, it is assumed that he was 15 or 16 years old, Pulcheria took over the regency of the Eastern Roman Empire on behalf of his still child brother Theodosius II. The reporters tell us great wonders about her: as beautiful as she is intelligent, as cultured as pious ... but we know they are reporters and it is their job to incense those who pay them. There is little doubt, however, that despite her age she was a sly and capable woman, shrewd enough to make a public vow of chastity to eliminate the possibility that some ambitious general could hope to gain access to the throne by marrying her (and especially the Great Dane, and worse an arian, Magister Militum Aspar,).
Theodosius II came of age in 416, but his sister's influence remained very strong, especially his dominion of the court, which, our chroniclers always tell, he had transformed into a true monastery.
Pulcheria's religiosity was evident and special was her devotion to Mary the Virgin (with strangely Gnostic overtones), a true obsession that made her build churches and collect Marian relics, if the emperor was the Vicar of Christ on earth, she called herself the Bride of Christ, protector of the church and during the mass she passed the Iconostasis to take communion in the sanctum as the emperor himself, she, a woman!
A pious woman certainly, but also the author of works, which for our mentality, are a little less so: such as the exclusion of pagans from court posts and the expulsion of "deicidal" Jews from Constantinople, alas anti-Semitism has very ancient roots.
However, the coming of age of Theodosius involved another fundamental step, marriage and, hopefully, the generation of an heir, and here our second Saint enters the field.
It is not well known how, the then called, Athenais arrived at court: the chronicles tell that, on the death of her father, the brothers had stripped her of the inheritance and she had gone to Constantinople to present a petition and ask for justice and here during the audience had made the young Theodosius fall in love and enchanted the whole court.
It sounds a lot like Cinderella's tale and is such a widespread thopos that it is probably really just a fairy tale. Maybe Athenais came to court just to be examined and selected as a possible imperial bride. It was not unusual that, for this purpose, in late antiquity, real selections were held, which gathered from the provinces girls of marriageable age known for their skills to choose the most suitable as a consort for the emperor or for high aristocrats. of court.
Whatever happened, Athenais stood out for beauty and charm (our usual chroniclers) and for culture and elegance, she was ultimately the daughter of the philosopher Leontius, the Scholar of the Platonic Academy of Athens and was chosen by Aelia Pulcheria herself.
Athenais had only one defect, she was, like her father, pagan, but it was a solvable problem, under the guidance of some Syriac monks adequately catechized and was baptized immediately before the marriage with the name of Eudocia, the right doctrine. Never was a name more a harbinger of disasters.
It is certainly an extremely male-dominated saying, but it is said that putting wife and sister-in-law under the same roof is a good recipe for causing quarrels. Male or not, I think it is true (and I take full responsibility for my statement), and if it is a problem in the homes of ordinary mortals, in the Sacred Palaces on the Bosphorus, it threatened real disasters.
If Pulcheria hoped to have found a docile, maneuverable and grateful girl for the opportunity to join the imperial family, she was wrong.
The chronicles are not very helpful, or they are blatantly biased or try to gloss over and silence the disagreements, so we do not know how it began. Maybe, I enjoy thinking, it was a question of priority: who was to go first? The Augusta Porphyrogenita, niece, daughter and sister of Emperors, or the young Imperial consort? From there it will then have moved on to discord over who to favor on court appointments: a dispute over the name of a Sacellarius, or a Silentiarius or perhaps the Protosebastos, who knows…
However, the young Empress flexed her muscles and expanded her influence, in areas previously absolute domination of her sister-in-law. We certainly know that if Pulcheria was rigidly anti-pagan and anti-Jewish, the Hellenistic culture in which she had been immersed from a young age led Eudocia / Athenais to be more tolerant and to pose as their protector. In the end, the rupture, the open confrontation, was inevitable.
In December 427, Sisinius I, the patriarch of Constantinople, died and his successor had to be named. The two court parties were ready to battle to direct the choice of Theodosius II.
Here, however, we must stop, pause, and explain how the church was organized in the fifth century. In a very different way from the modern church.
Each city had its bishop, each imperial province had its Metropolitan and the known world (ie the empire) was divided into 5 patriarchates: Rome, Constantinople, Alexandria of Egypt, Antioch of Syria and Jerusalem (the Pentarchy). Above all, the Vicar of Christ on earth, the Emperor.
To delude oneself that the system worked smoothly and without contrasts means ignoring human nature and earthly ambitions, widespread even where one thinks of the divine and a delicate and unstable political balance was in force among the 5 Patriarchates.
Jerusalem was certainly the least important Patriarchate, for a long time only an honorary title, even subjected to the authority of the Metropolitan of Caesarea, but rivalries flourished among others.
The doctrine was led by the wealthy Alexandria and Antioch, the seats of the two main theological schools. Obviously in contrast, Antioch was based on the direct sources of Jewish and Syriac thought by emphasizing the importance of the text and its historical origins, Alexandria enriched its theology with Hellenistic and mystical thought (and, for its opponents, a little too much gnostic).
In the west, Rome was in theory the first among the Patriarchs, but suffered from its geographical and linguistic isolation (the Gospels and theology were basically Greek), and the decline of the Western empire.
Constantinople was the last to come, the ambitious upstart, his apostolic descent could even raise doubts (whispered with caution), but it was the rich imperial capital, the center of political power. If the other patriarchs had to send messengers and ambassadors, that of Constantinople had the dubious and dangerous privilege of having continuous access to the emperor.
Theodosius II chose as the new Patriarch of Constantinople the favorite candidate of his wife Eudocia, a Syrian monk, pupil of the famous Theodore of Mopsuestia, Nestorius.
It was the defeat of Pulcheria and the powerful and ambitious patriarch of Alexandria, Cyril.
Another very wise saying says that enemies should be chosen with even greater care than that with which friends are chosen: Nestorius and Eudocia had chosen the wrong ones.
The crisis that would have marked the fate of Nestorius and Eudocia and incidentally defined the dogmas of the Christian church and changed the world was founded on the main Christological problem, what is still a mystery of faith, and its greatest paradox: what is nature of Christ, how do human and divine natures merge and relate in him?
If the problem is huge and millenary, the spark was banal and extemporaneous: a homily by Anastasius, one of the Syrian monks who arrived in Constantinople in the following of the new Patriarch.
To the great scandal of the faithful Anastasius rebuked the simple people who defined Our Lady Theotokos, mother of God, how could she be the "mother" of God, existing since the beginning of time? Rather, she should be defined Theodochos, she who receives God (and yes the theologians loved these word games so much).
A scandal broke out, and probably a small riot, and Nestorius, a little chap who certainly did not lack arrogance and self-confidence, intervened to defend his monk: he understood that he was little loved by the Constantinopolitan clergy, who saw him as an intruder. and he feared that denying a close associate would only encourage his enemies. Moreover, theologically the one claimed by Anastasius could not be more correct, Mary had been an instrument of God, not his creator, the definition of Mother of God, she remembered too much past pagan cults: Cybele, Isis.
Theologically, perhaps he was right, but touching Our Lady, even on the surface, never brings luck to theologians, go and ask Anselmo d’Aosta.
Pulcheria and Cyril were waiting for nothing else.
What were these distinctions? Was Nestorius distinguishing between the divine and human natures of Christ? Did it presuppose different natures? Did it even go back to the times of the heretic Arius? Was he Apollinarian? Or maybe, did he even question the divinity of Christ like the adopters and the Ebionites?
It was largely about characterizations and forcing, some original works by Nestorius rediscovered at the end of the nineteenth century seem to indicate a much more moderate and "orthodox" position than the one that has gone down in history, but, as we know, history is written the victors and it is they who have passed down to us their version of their adversary's doctrine in their writings.
The controversy did not stop, on the contrary. Nestorius, as I said, was not the type to take steps backwards, or to reach compromises (and least of all with the hated Alexandrians) and Cyril was fine with that, every opportunity was good to stoke the flames.
We even have letters from Theodosius II addressed to Cyril, in which he reproaches him and asks him to stop writing letters that cause discord in the imperial family and in the palace. Emperor, but with very familiar problems, I do not envy him.
While Theodosius tried to calm the waters by convening a commission of bishops to be held as soon as possible and, presumably, avoided being in the same room with his wife and sister, Cyril realized that he could not drop the matter and let him take his time. , he knew well that the "commissions", since they were invented, only serve to have time to strangle good ideas and silence problems: he wrote to the Patriarch of Rome, Celestinus, explaining, in his own way it is to be assumed, discord and the problem ("similar to the putrid plague of Apollinaris and Arius. Which mix the union of the Lord in man with a confusion of a sort of mixture"), and asking him to intervene, like Primus Inter Pares and wise father of the church.
Did Celestino understand exactly what was happening and the heart of the matter? I have doubts and even Cyril himself had them, who considered him a rather poor theologian, but the political reality was clear: Rome would not have missed a perfect opportunity to downsize its rival Constantinople, the city that thought it was the new center of world and to be able to usurp the primacy of the See of Peter.
The Roman response was quick and crystalline and exactly what Cyril expected: Nestorius's teaching was wrong and he had ten days to abjure and correct himself, under penalty of excommunication, worse, as a final offense he delegated Cyril to excommunicate him in case of failure. acceptance.
Cyril wasted no time and rewrote Nestorius telling him to abandon his affirmations and to accept the concept of Hypostatic Union as agreed by Alexandria and Rome, to the letter I am attaching the appendix of the 12 anathemas which was then the basis of the council of Chalcedon and the foundation of today's Catholic and Orthodox dogma.
For Theodosius the problem was serious, and not only because of the discord it caused among the women of his family. Constantinople was in turmoil both for the dispute itself and for the brisk methods with which Nestorius, who was proving more and more uncompromising every day, was dealing with his religious or secular opponents: beatings, arrests were the order of the day. , the killers were not lacking.
Had it been up to him, Theodosius would have freed himself from both Nestorius and Cyril, but ousting the former would have meant questioning the wisdom and appropriateness of his own choice and appointment and this was not acceptable. On the other hand, the latter was also untouchable, the Patriarch of Alexandria was a power in Egypt, capable of challenging imperial authority and there was no doubt that acting against him would not be without consequences, perhaps an open one revolt of the province.
The solution was offered to him by the only point that united the two rivals: the request for an ecumenical council.
He announced it, in Ephesus, to be held in June 431. The Third Ecumenical Council after Nicaea and Constantinople.
Cyril was sure of the support of Rome, of Pulcheria (who saw in Nestorius' attack on the Virgin Mary a clear criticism of his personal spirituality) and of many Bishops of the same Patriarchate of Constantinople. Furthermore, Ephesus was an ideal terrain, both symbolically, the city in which it was said that Our Lady had ascended to heaven, and politically, an ancient seat of apostolic tradition that had also had to give way to the arrogant Constantinople.
Even Nestorius felt secure, he was sure of his opinions and the strength of his reasoning, and he counted on having the whole patriarchate of Antioch behind him, and he also counted on the support of Theodosius himself (he understood well how his deposition would be a blow to imperial prestige).
The reader should not think that the word "Council" should lead one to suppose something organized or structured, the Bishops arrived in dribs and drabs and, fatally for the hopes of Nestorius, the Patriarch of Antioch with his family lingered on the road, while Cyril instead and his entourage were present from the early days.
I will not bore you with the theological questions that were faced and which were themselves as refined as they were secondary, the battle took place mainly in terms of procedural law.
Cyril immediately left to attack: Nestorius had already been excommunicated by him and by the patriarch of Rome, it was useless to hear it was enough to ratify what had already been done. The imperial delegate, Patritius Candidianus, replied that the Imperial convocation superseded any act of the patriarchs and therefore all the parties involved had to be listened to.
Cyril then tried to speed up the times to take advantage of the delay of the Syrian bishops allied with Nestorius, he was also blocked here by Candidianus who, when the situation began to heat up excessively, did not hesitate to have the troops available to intervene. .
So, Candidianus is another character that I do not envy at all. History, written by the victors, has passed as a biased man, siding with the evil heretic Nestorius, but in truth on closer examination his interventions seem decidedly dictated by the attempt to remain impartial and maintain public order. Cyril and the Egyptians were also known to be willing to settle matters quickly and hastily, with a beating or a providential lynching and Nestorius himself had expressed concern for his safety.
The council was swaying on the verge of chaos, the Syrians did not arrive, the heat in the city was increasing and the Bishops wanted to hurry, the Bishop of Ephesus, Mennon, openly sided with Cyril and prevented the supporters of Nestorius from accessing communion, stirring up the crowd.
Nestorius refused to participate further in the work and took refuge in the governor's palace protected by Cadidian's soldiers. Meanwhile, Cyril obtained the support of Juvenal Patriarch of Jerusalem and remained in control of the assembled bishops, and passed a new motion of excommunication.
At the end of the month, John, the patriarch of Antioch, finally arrived, who, given the situation, just to increase the confusion of the poor historians of subsequent eras, gathered his followers and those of Nestorius in another place and thought it best to depose and excommunicate a in turn Cyril, Mennon and Juvenal.
To try to resolve the situation, Candidianus turned to the Emperor, who eventually gave the order to all the bishops present in the city to meet "together" and find a "peaceful" solution, but it was the arrival of the Roman delegates that unlocked the situation. . With them Cyril took the situation back in hand and among the protests of the Syrians he managed to confirm the excommunication of Nestorius and also to pass the deposition of John of Antioch, then, just to put his own, in the chaos that followed Candidian he had Cirillo arrested.
The ball then returned to poor Theodosius II who was forced to choose whether to ratify the results of one of the two "councils" or the arrest of Cyril.
While the feuds continued at court, there were clashes in the streets and Theodosius considered whether it was appropriate to really ratify everything and even more: via Nestorius, via John, but also via Cirillo, Mennon and Jovenal. The idea of making a clean sweep must have seemed attractive, but in the end, put under pressure, he accepted the excommunication and the deposition of only Nestorius.
Nestorius was exiled first comfortably to his Syria, then to Arabia and finally to finish his days as a prisoner in the Egyptian desert in the land of his adversaries, who knows if he will be consoled by living to old age in observing the subsequent ruin of his enemies in Chalcedon .
Many of his followers fled across the border into Persia, where the Sassanids immediately took advantage of the opportunity to have a Christian church unrelated to Roman rivals and the Nestorian church was born, the Patriarchate of Seleucia-Ctesiphon, which for centuries thrived throughout the country. 'Asia.
In the meantime, after Nestorius was deposed, Proclus, friend of Cyril and the great protege of Pulcheria, was appointed Patriarch in Constantinople. They had won the battle.
In the following years the position of Eudocia gradually eroded, in particular after the death of the only son, Arcadius, but the games seemed to reopen with the arrival at the court of a new player, the eunuch Chrysaphius, the new favorite. of the Emperor, the new rival of Pulcheria.
Eudocia allied himself with the new rising star, in order to hit his rival of all time, and the two managed to convince Theodosius II to confine Pulcheria to the Palace of Magnaura, on the outskirts of Constantinople, where he could have led his pious and ascetic life without distractions. of the court.
Needless to tell you that it did not end like this, having freed himself of Pulcheria, Chrysaphius also eliminated Eudocia, making her accused of adultery and exiling her in Palestine.
The two great rivals would never meet again, even if they would have had the opportunity to side again with opposing sides during the new infamous council of Ephesus (the so-called Brigandage of Ephesus), but from afar, both without the power of the past.
Eudocia ended her days in exile living between Jerusalem and Bethlehem, financing the construction of churches, writing fine verses in classical Greek and acting as protector of the Jews. She is buried in the basilica of St. Stephen in Jerusalem, built by her, and is a saint for both Catholics and Orthodox.
Pulcheria… no Pulcheria did not stop there, on the death of Theodosius she left her retirement, married (provided she respected his chastity anyway) General Marciano and ascended the throne by his side. Last of the Theodosian dynasty to reign in the East.
Chrysaphius died a few weeks later, conveniently lynched by an angry mob, at this point I don't think it surprises you, and Pulcheria quickly took revenge on all his other enemies and adversaries, and this too, I would say, should no longer catch you. surprise.
It was his old Alexandrian friends who had sided with Crisafio who suffered his wrath. It was the council of Chalcedon, it was the defeat of the patriarchate of Alexandria, it was the Monophysite schism.
But that of Eutyches, Dioscorus and Flavianus is obviously another story, to be told maybe another time, if you liked this one, but I assure you it is much better than anything a Hollywood screenwriter is able to even imagine.
A 20-episode series on Ecumenical Councils alone is what HBO should do. Other than Game of Thrones.
History, on the other hand, is much more interesting and unpredictable than any fantasy!
Ah! As I said, Pulcheria is also a saint. September 10. And perhaps this surprises you, now that you know it a little better.
Sources:
John Philip Jenkins:
“Jesus Wars: How Four Patriarchs, Three Queens, and Two Emperors Decided What Christians Would Believe for the Next 1,500 Years”
“The Lost History of Christianity: The Thousand-Year Golden Age of the Church in the Middle East, Africa, and Asia--and How It Died”.
“Storia della Chiesa nella tarda antichità” by Ewa Wipszycka.
Article By Roberto Brocchieri and help of Emanuele Rizzardi
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