Costantino V, in un libro (in inglese) di Leslie Ivings
- Emanuele Rizzardi
- 1 ora fa
- Tempo di lettura: 2 min
Leslie Ivings:
Pochi imperatori nella storia bizantina hanno subito una dannazione tanto completa quanto Costantino V.
Soprannominato “Kopronymos” (copronimo), cioè “dal nome di sterco”, nelle fonti storiche viene ricordato come un bestemmiatore, un persecutore, un tiranno crudele, un uomo temuto e disprezzato. Ma quanto di questa reputazione è fondato sui fatti, e quanto invece è frutto della polemica dei suoi nemici?
Il mio prossimo libro, L’imperatore bizantino Costantino V, “dal nome di sterco” (originale in inglese Rehabilitating a Damned Emperor: Rethinking Constantine V, the Dung-named), in uscita per Pen and Sword a settembre 2025, tenta di riesaminare la figura di questo imperatore tanto calunniato. Pone una domanda semplice ma potente: e se Costantino non fosse stato il cattivo che le fonti vogliono farci credere?
Teofane il Confessore e altri cronisti ecclesiastici dipingono un ritratto di crudeltà implacabile ed eresia. Ma queste narrazioni sono fortemente influenzate dalla loro opposizione all’iconoclastia e dagli interessi religiosi e politici della rinascita ortodossa del IX secolo. Costantino non fu semplicemente condannato: fu scandalizzato, trasformato in una sorta di anti-imperatore, le cui funzioni corporee, credenze e campagne militari vennero tutte descritte in termini grotteschi.
Eppure, sotto questa patina ostile, troviamo i segni di un sovrano molto diverso. Costantino V fu un generale di successo, un abile amministratore e, forse soprattutto, un maestro nella costruzione della propria immagine politica. Il suo regno fu caratterizzato da riforme, consolidamento e successi militari, in particolare contro i Bulgari. Fu, sotto molti aspetti, una forza di stabilità in un periodo in cui Bisanzio ne aveva disperatamente bisogno.
Ciò che questo libro sostiene è che la sua demonizzazione non fu semplicemente frutto di divergenze religiose, ma un atto deliberato di guerra politica postuma. I suoi nemici capirono che, per distruggere la sua eredità teologica, dovevano anche distruggerne la memoria. Lo stesso soprannome di “Kopronymos”, presumibilmente legato a un atto infantile di defecazione nel fonte battesimale, è quasi certamente apocrifo e rivela molto di più sulla cultura letteraria bizantina successiva che su Costantino stesso.
Il vero Costantino, sostengo, emerge come una figura dotata di potere e determinazione. Sì, fu un iconoclasta, e sì, impose le sue politiche. Ma governò anche con efficacia per oltre trent’anni, mantenne il dominio militare e presiedette un impero relativamente stabile. In molti modi, l’immagine tradizionale di lui racconta più sulla propaganda bizantina che sull’uomo dietro la corona.
Rivalutare Costantino V ci permette di ripensare più in generale come venivano ricordati gli imperatori bizantini — non come eroi o cattivi immutabili, ma come attori politici complessi le cui eredità furono oggetto di lotta ben oltre la loro morte.
Questo libro è scritto per studiosi, appassionati e per chiunque sia affascinato dalla dinamica della costruzione dell’immagine imperiale a Bisanzio. Spero che stimoli riflessioni, susciti dibattiti e inviti a uno sguardo nuovo sull’uomo per troppo tempo liquidato come “dal nome di sterco”.
Un ringraziamento a Emanuele Rizzardi e alla Associazione culturale Byzantion per l’opportunità di condividere questo progetto.
Leslie Ivings è autore di opere sulla storia romana e bizantina. I suoi lavori precedenti includono numerose recensioni per il Journal Classics Teaching e capitoli nel volume Teaching Classics Worldwide, pubblicato da Bloomsbury Academic (2025).
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