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Immagine del redattoreEmanuele Rizzardi

Il basileus Menandro: i Greci alla conquista dell'India

La biografia del basileus Manandro I Sotero (regno 155 a.C.130 a.C.) è in gran parte sconosciuta, anche la fonte principale, il Miliṇḍapañha, al riguardo tace e ci fornisce poche informazioni, ma sappiamo con certezza che nacque in Bactria, verosimilmente ad Alessandria nel Caucaso (Αλεξάνδρεια στον Καύκασο) detta anche Kāpiśa, l'odierna Bagram in Afghanistan oppure a Sagala in Pakistan.

Per quanto riguarda l'anno di nascita anche qui non vi sono certezze, però se ammettiamo che verso il 167 aev si trovava in India, inquadrato nello Stato Maggiore del Re Battriano Agatocle, ΒΑΣΙΛΕΩΣ ΑΓΑΘΟΚΛΕΥΣ, ritengo sia necessario concedergli un età di almeno una ventina d'anni, collocando la sua nascita verso il 190 aev. Gli storici tendono comunque a piazzarlo attorno al 180 o poco più.

Re Agatocle doveva stimarlo moltissimo, al punto di dargli in sposa sua figlia Agatocleia,

(Αγαθόκλεια), ed alla morte di Agatocle la sua posizione di comandante dell'esercito e genero del sovrano fecero sì che le Legioni, (l'anacronismo è voluto) accampate lungo l'Indo lo acclamassero come loro Mahārāja di un territorio che comprendeva parti non minime di Pakistan, Afghanistan e India nordoccidentale attuale.

Respinto un tentativo di invasione dell'India da parte dell'usurpatore Eucratide, il Basileos Menandro, pardon Mahārāja Menadrāsa, tentò di recuperare alla dinastia legittima, di cui lui rappresentava la prosecuzione grazie al suo matrimonio con Agatocleia, le terre oltre il Caucaso Indiano, l'odierno Hindu Kush.

La necessità di proteggere le Satrapie Indiane dagli attacchi dell'Imperatore Shunga Puṣyamitra vanificò però il tentativo di ricreare quello che era stato l'Impero di Re Demetrio Aniketos, (ΒΑΣΙΛΕΩΣ ΔΗΜΗΤΡΙΟΥ ΑΝΙΚΗΤΟΣ), sancendone la creazione del più orientale dei Regni Ellenistici.

Comunque, il regno di Menandro fu prospero e stabile, come si evince anche dal numero di monete ad esso associato. Non abbiamo dettagli precisi, ma sappiamo che nel corso degli anni riuscì a creare un impero vastissimo sottomettendo i vari signori indiani a lui ostili, giungendo a culminare la conquista della metropoli di Pataliputra. Forse detto così su due piedi non rende l'idea, ma la distanza fra questa città e la capitale di Menandro era di circa 1600 km... l'intera Italia è lunga circa 1300 km!

Menandro fu anche il primo basileus a convertirsi al buddismo e a coniare monete con l'effige di Atena salvatrice.

La sua morte non è chiara e avvenne probabilmente durante una campagna militare o al ritorno da essa. Le teorie più accreditate lo dipingono come "affaticato" dal tentativo di tenere in piedi un impero così grande e circondato da nemici... sarebbe quindi morto in uno di questi conflitti.



L'Impero costruito dal Basileos Soteros Menandrou (ΒΑΣΙΛΕΩΣ ΣΩΤΗΡΟΣ ΜΕΝΑΝΔΡΟΥ)

pardon, Mahārāja Tratarasa Menadrāsa, non sopravvisse alla morte, circa 130 aev, del suo fondatore. 

Approfittando della minorita del figlio Straton Dikaios 

(ΣΤΡΑΤΩΝ ΔΙΚΑΙΟΣ) in quel momento sotto la reggenza della madre Agatokleia

(ΑΓΑΘΟΚΛΕΙΑ) il Governatore della Paropamiside e dell'Arachosia Zoilos

(ΖΩΙΛΟΣ) ne approfittò per dichiararsi indipendente. 

L'unità del Regno Indo-Greco venne ristabilita solo 30 anni dopo con Philoxenos 

(ΦΙΛΟΞΕΝΟΣ), ma si trattò di una riunificazione di breve durata, e già nel 95 aev il Regno Indo-Greco si frantumava nuovamente, ma questa volta in 3 pezzi.

Il frammento più occidentale, centrato sul Paropamiso e l'Arachosia, sopravvisse solo per altri 20/25 anni prima di passare sotto il controllo degli Yuezhi.

Negli anni successivi i Re Indo-Greci, a causa della pressione degli Indo-Sciti, persero prima il Gandhara, 65 aev, e poi il Punjab Occidentale, 55 aev, riuscendo a conservare solo il Punjab Orientale fino al 25 ev.

Nel 10 ev Stratone governava ancora il Regno Indo-Greco da Sagala, ma ormai i suoi abitanti di "Greco" avevano solo l'etichetta.

Un esempio di ciò può essere la legenda "Greca" sulle Dracme bilingui di Stratone, legenda che vi copio-incollo per come la leggo

(ΒΑϹΙΛΕΩC ϹΩΤΙΡΟϹ ϹΤΡΑΤΩΝΟϹ)

Sui social network, nel caso si parli dei Regni Indo-Greci, una domanda piuttosto comune riguarda il destino della popolazione Indo-Greca dopo la conquista da parte degli Indo-Sciti o dei Kushan e qui, dispiace dirlo, si può leggere risposte in cui si parla di una sorta di genocidio. 

Ho provato a interloquire con i "sostenitori" della tesi "genocidio" e mi sono accorto che commettono l'errore di fare un parallelismo tra l'India del I secolo ev con l'Italia del VI secolo ev, Italia in cui la popolazione autoctona, pur con qualche difficoltà, è riuscita, a differenza dei Greci in India, a mantenere la propria identità culturale e linguistica. 

Ma il parallelismo è sbagliato, se proprio si vuole fare un confronto con l'Italia è più utile farlo con quella settentrionale fine VIII secolo ev, cioè all'indomani della conquista da parte dei Franchi della Longobardia Maior.

La nobiltà Longobarda, eccettuata quella percentuale fisiologica di morti in guerra, non venne eliminata dai Franchi, ma semplicemente la fine del ruolo di élite detentrice del potere politico accelerò quel processo, già in atto da tempo, di "diluizione" nel vasto substrato di Italici. 

In India, dopo la caduta di Sagala nel 10 ev, è avvenuta la stessa cosa.

Non dobbiamo pensare che la popolazione di Sagala fosse come quella di Atene nello stesso periodo, verosimilmente solo i membri della corte di Re Stratone leggevano, non sono affatto sicuro che lo parlassero, il Greco ed anche sul livello di "purezza" di quel Greco ho dei dubbi, basta ricordare quanto ho scritto poche righe sopra relativamente alle Dracme di Stratone, dove invece di 

ΒΑΣΙΛΕΩΣ

è scritto

ΒΑϹΙΛΕΩC...

Un altra prova di quanto gli Indo-Greci, già prima della conquista Scita, si fossero allontanati dalle loro origini la possiamo leggere nella "Colonna di Heliodoro".

Costui, Ambasciatore del Basileos Antialcidas (Βασιλεύς Ἀντιαλκίδας), pardon Mahārāja Aṃtalikitasa, alla corte del Mahārāja Bhāgabhadra, nella colonna votiva da lui innalzata si definisce adoratore di Vāsudeva.

I tempi dei sacrifici a Padre Zeus erano decisamente lontani...


Un articolo di Enrico Pizzo ed Emanuele Rizzardi:


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