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Immagine del redattoreEmanuele Rizzardi

Una poesia di Feder

L'amico Feder ci ha gentilmente dedicato una sua poesia originale, i cui toni ci riportano nell'aria e nell'atmosfera di Roma. La condividiamo con tutti voi facendogli un grande applauso. "Spanse l'ala d'Afro al Parnaso monte

che i maggior del basileo lungi additaro

d'ogni augusto beneficio vera fonte


l'aquila santa, fierissimo uccel di Dio,

quando da remoto sorse estranea

la stirpe che pagando al Pietoso il fio


minacciosa espulse dal rapace il nido,

estinguendone la nobil genuina stazza

per aver essa dell'Ecclesia storto il lido;


sì la Virtù di Cristo non breccia fece

tra le imbizzarite e tonanti dal Sommo

invasate di fuoco e brucianti schiere


che dell'imperial cittade, Roma, meta

l'Arabo, seguend'el Sultan il sogno,

fec'essa esser mela del suo Profeta;


e mentre del mondo si disputa il fato,

io, che per natura son assurdo e vacuo,

già mi rendo per pindarici campi stato


sicché alla mente mia, la qual al vero

è tenuta, soggiace il pensier audace

del simil antico frutto, ch'io pur temo


non lungi dalla furiòs di sangue guerra

trovare presso Ilio sepolta forte chete.

Musa, vuoi saper per che ragion si sferra

l'attacco che undique fece le comete

scender a martoriar la povera terra?


Del premio per la più dea; voi l'avete."

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