Un articolo speciale che per la prima volta sul blog riguarda la storia contemporanea!
Le flotte più potenti al mondo all'alba dell'unificazione italiana (1860)
Oggi affrontiamo un tema di storia moderna, un argomento insolito rispetto ai soliti temi storici. Ieri, chiacchierando con un lettore, ci siamo interrogati su quali fossero le flotte più potenti nel 1860, poco prima dell'unità d'Italia. È sempre stimolante confrontarsi su argomenti poco trattati e scoprire nuove prospettive.
Nel Medioevo, stabilire quale fosse la flotta migliore era relativamente semplice: bastava valutare il numero di navi e marinai. Nel XIX secolo, però, i criteri si fanno più complessi. Entrano in gioco variabili come il numero di cannoni, il grado di modernità delle navi, la stazza (tonnellaggio) e la potenza in cavalli vapore. Ad esempio, la marina cinese contava molte unità, ma la loro arretratezza le rendeva incapaci persino di contrastare i pirati nel Mar Giallo. Inoltre, le flotte non erano entità statiche: già nel 1871 l’equilibrio mondiale sarebbe mutato, con nuove potenze emergenti.
Con questo in mente, analizziamo una rapida classifica delle flotte più potenti del 1860.
1) Marina britannica
La Royal Navy dominava i mari e lo avrebbe fatto almeno fino al 1940. Nel 1859 contava:
470 navi operative,
8500 cannoni,
500.000 tonnellate,
105.962 cavalli vapore,
72.400 marinai.
Il suo principio strategico, il "two power standard", richiedeva che fosse in grado di sconfiggere contemporaneamente le flotte combinate della seconda e terza potenza marittima mondiale.
2) Marina francese
Impressionante ma chiaramente inferiore a quella britannica, la Marina francese contava nel 1858:
265 navi,
5500 cannoni,
78.000 cavalli vapore,
38.470 marinai.
Nonostante la sua forza, la Francia non aveva realistiche possibilità di scalzare la Gran Bretagna dal primo posto.
3) Marina russa
La Marina russa sorprende per i numeri:
356 navi,
9000 cannoni,
91.000 marinai (1860).
Tuttavia, molte delle sue navi erano obsolete, di basso tonnellaggio, e il sistema militare rigido comprometteva il morale e l’efficacia operativa. Questo relegava i russi al terzo posto. Non sorprende che, nel 1905, la flotta russa subisse una pesante sconfitta contro il Giappone.
4) Svezia-Norvegia
Sulla carta, la flotta svedese-norvegese appariva imponente:
360 navi,
60.000 marinai.
Tuttavia, la maggior parte delle unità era destinata a operazioni costiere o fluviali, e solo una ventina di navi erano di elevato tonnellaggio. La Svezia rimaneva comunque una potenza rispettabile.
5) Marina degli Stati Uniti
Ancora in fase di sviluppo, ma già promettente, la Marina statunitense contava:
92 navi,
2300 cannoni,
10.000 marinai (1860).
Nel solo 1860 furono aggiunte 170.000 tonnellate di naviglio. Nel 1865, la Marina dell'Unione sarebbe cresciuta fino a contare oltre 80.000 uomini e 675 navi, grazie a una cantieristica navale moderna e ben avviata.
6) Marina danese
Numericamente modesta, ma dotata di navi pesanti e di una solida tradizione militare:
120 navi,
1000 cannoni.
Dopo la perdita della Norvegia a favore della Svezia, la marina danese subì un grave calo di risorse umane e materiali.
7) Marina austro-ungarica
Con una presenza limitata rispetto alle altre potenze:
135 navi,
900 cannoni,
10.000-15.000 marinai (in tempo di pace).
Solo poche unità erano di elevato tonnellaggio.
8) Marina olandese
Modesta ma tecnologicamente avanzata, la Marina olandese contava:
42 navi,
1500 cannoni,
6000 marinai (in tempo di pace).
9) Marina spagnola
Nonostante l’arretratezza rispetto ad altre potenze:
82 navi,
880 cannoni,
15.000 marinai,
la marina spagnola manteneva una discreta efficienza operativa.
10) Marina ottomana
Ultima in classifica:
20 navi per la flotta mediterranea (3000 uomini),
45 navi per la flotta del Danubio (4000 uomini, di cui 24 unità minori).
Complessivamente, una forza di circa 7000 uomini, con navi di basso tonnellaggio e tecnologia arretrata.
E ora analizziamo la situazione italiana:
La Marina Militare degli Stati Italiani all'Alba dell'Unità d'Italia (1860-1870)
La marina militare degli Stati italiani preunitari rappresenta un tema interessante, spesso trascurato. Questo approfondimento offre una panoramica dettagliata delle flotte degli Stati italiani prima dell'unificazione, classificandole dal più debole al più forte. Non viene considerata la marina austriaca, già trattata altrove.
Marina Toscana
Fino al 1850, il Granducato di Toscana non possedeva una marina militare significativa. Solo successivamente vennero ordinate alcune navi, principalmente alla Francia e al Regno di Sardegna. La Toscana mancava sia di cantieri navali sia di maestranze qualificate. La marina toscana fu annessa pacificamente a quella sarda nel 1860 e comprendeva:
4 pirocannoniere ad elica (275 tonnellate ciascuna, 2 cannoni per nave).
2 golette a vela (180 tonnellate ciascuna, 1-2 cannoni).
1 scorridora a vela di piccole dimensioni.
1 brigantino a ruota di piccole dimensioni.
Valutazione: La flotta era irrilevante dal punto di vista militare, composta da otto navi destinate a scorta o trasporto armato.
Stato Pontificio
La marina dello Stato pontificio, sebbene superiore a quella toscana, era limitata e priva di significative imprese. Gli eventi napoleonici avevano distrutto gran parte delle forze navali, costringendo a una ricostruzione. Nel 1870 si contavano 255 uomini (dati del 1849) e circa 20-24 navi:
2 vaporetti di ferro ("San Giovanni" e "San Pio").
3 vaporetti di legno ("San Paolo", "San Pietro" e un altro non nominato).
1 corvetta ad elica (652 tonnellate, 6 cannoni).
1 brigantino (2-6 cannoni).
1 cannoniera piccola.
3 vaporetti in legno vetusti, probabilmente disarmati.
5-10 imbarcazioni a vela di tipo antiquato.
Valutazione: La marina pontificia era marginale, ma avrebbe potuto avere un ruolo limitato nella lotta al contrabbando o come scorta ai convogli mercantili.
Regno delle Due Sicilie
La marina borbonica era la più grande tra quelle italiane preunitarie, con 42 navi da guerra (14 a vela, 28 a vapore) e circa 80 imbarcazioni minori. Il personale contava 6.466 uomini, con un tonnellaggio complessivo di 44.635 (escludendo le navi minori). Tuttavia, la marina soffriva di:
Scarsa esperienza militare (ad esempio, la sconfitta contro il Bey di Tripoli).
Navi vetuste: molte erano obsolete e mal equipaggiate.
Flotta nel 1860:
1 vascello a due ponti (89 cannoni, problemi alle eliche).
4 fregate a vapore (una sola moderna, altre con 10 cannoni ciascuna).
13 fregate a vela (50-54 cannoni, vetuste, una del 1811).
3 corvette (due a vapore con 10 cannoni, una a vela del 1828 con 24 cannoni).
11 brigantini (4-8 cannoni ciascuno).
5 piroscafi a vela (10 cannoni ciascuno).
79 legni minori.
Valutazione: Nonostante i numeri, la marina borbonica era limitata da gravi carenze tecniche e operative.
Regno di Sardegna
La marina sarda era meno numerosa di quella borbonica, ma si distingueva per efficienza e modernità, frutto delle politiche di Cavour e del processo di industrializzazione. La flotta nel 1853 (con aggiornamenti al 1860) includeva:
3 moderne pirofregate ("Vittorio Emanuele", "Carlo Alberto", "Maria Adelaide").
4 fregate a vapore e una a vela (66-36 cannoni).
2 pirocorvette a vapore (30 e 22 cannoni).
5 brigantini (14-16 cannoni ciascuno).
5 piroscafi a ruota (5-12 cannoni).
8 cannoniere (4 cannoni ciascuna).
Valutazione: Sebbene numericamente inferiore, la marina sarda aveva un vantaggio qualitativo e strategico, grazie a un parco navale più moderno e meglio utilizzato.
Gli altri statini non avevano nulla.
Conclusione
La marina sarda era la più avanzata tra quelle italiane preunitarie, mentre quella borbonica si distingueva per dimensioni, ma non per efficienza. Toscana e Stato pontificio avevano forze navali trascurabili, con un ruolo limitato. Complessivamente, il panorama navale italiano rifletteva una frammentazione politica e tecnologica, superata solo con l'unificazione.
Un articolo di Emanuele Rizzardi ed Enrico Pizzo
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