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Immagine del redattoreEmanuele Rizzardi

Quale è stata la prima lingua parlata al mondo? Facciamo chiarezza!


Questo articolo è un'integrazione del precedente, che ha avuto immenso successo, riguardo la lingua indoeuropea.

Se gli antenati dei Greci e dei Romani parlavano indoeuropeo, è possibile andare ancora più indietro, fino agli albori della razza umana, e capire che linguaggio veniva usato?

A questo proposito abbiamo solo due correnti di pensiero:


- Che tutti gli esseri umani inizialmente parlavano una sola lingua, che poi si è divisa

- Che i vari gruppi umani hanno da subito sviluppato lingue differenti


La prima teoria era quella più considerata fino alla prima metà del 1900, attualmente si è più orientati verso la seconda anche se, purtroppo e ovviamente, non abbiamo una risposta precisa, ma possiamo solo basarci su ricostruzioni fatte a posteriori.


Ma ora facciamo un enorme passo indietro... quando l'uomo ha iniziato a parlare e come?



In base alle modalità di fabbricazione dei manufatti litici, si ritiene che le specie anteriori alla nostra avessero già il linguaggio, anche se l’apparato fonatorio era diverso dal nostro (per i Neanderthaliani, ad esempio, non era possibile separare il cavo orale da quello nasale).

La mutazione del gene Fox-P2, indispensabile per sviluppare la facoltà del linguaggio, è comune all’intera Umanità; questi due fatti rendono probabile che i primi Uomini moderni (circa 230.000 anni fa) parlassero in pratica come noi!

Se andiamo ancora più indietro nel tempo.

Gli esseri umani, in ogni caso, per via della loro conformazione fisica e per le dimensioni del cervello, erano già in grado di elaborare un protolinguaggio attorno ad un milione di anni fa.

Questo significa che, idealmente, abbiamo comunicato con dei suoni semplici, ma comunque più articolati di quelli degli animali, per circa 750.000 anni prima di parlare esattamente nel modo in cui parliamo oggi.


C’è stato – a quanto sembra dalla Genetica delle Popolazioni – un ‘collo di bottiglia’ intorno a 75.000 anni fa che ha riguardato l’intera Umanità, ridotta a poche migliaia di individui (con variazione della stima a tre a trenta).

Si era ipotizzato che fosse conseguenza dell’eruzione del vulcano Toba, ma non è l’unica spiegazione e, attualmente, neanche la più probabile, ma la riduzione del numero di uomini non pare revocata in dubbio.

È possibile che, a quell’epoca (165.000 anni dopo i primi Uomini moderni), le famiglie linguistiche fossero già differenziate.

In sostanza, tutte le lingue moderne deriverebbero da quelle sviluppate da un gruppo molto ristretto di sopravvissuti e questo ci porta a pensare che, si fossero già gettati i semi per le principali famiglie linguistiche dei millenni successivi.

Verso il Pleniglaciale (18.000 anni fa) c’è stata una riduzione di popolazione nelle regioni centro-settentrionali dell’Emisfero Boreale, ma mai a poche centinaia e comunque sempre di più che 75.000 anni fa; comunque questo non intacca l’argomentazione. Naturalmente, a quell’epoca è certo che le famiglie linguistiche fossero completamente differenziate e se non si parlava già l’indoeuropeo preistorico si parlava il suo antenato più o meno immediato.





Da circa un ventennio a questa parte la questione è diventata abbastanza ristretta: tutti discendiamo da antenati comuni săpĭĕntēs e, dal momento che questi parlavano, le uniche possibilità sono che tutte le lingue discendano dalla loro (1) oppure che all’inizio del Paleolitico Superiore ci sia stata una tale evoluzione cognitiva da far nascere lingue completamente nuove (2).

I sostenitori della teoria della lingua primigenia, cioè del fatto che l'umanità nasca parlando una sola lingua, vedono il punto (2) come il più difficile da realizzarsi, perciò conviene a priori, in mancanza di meglio, puntare sulla monogenesi delle lingue.


Quindi, se tutte le lingue derivano da una sola, come facciamo a stabilire quando questa si è frammentata in tante altre?

La domanda diventa allora relativa all’epoca di nascita delle protolingue da cui si sono sviluppate le macrofamiglie linguistiche: poiché la prima divergenza genetica fra popolazioni che oggi parlano lingue di famiglie diverse fra loro è avvenuta fra 101.000 e 70.000 anni fa, si può affermare che almeno da allora (ossia più o meno dal massimo collo di bottiglia) l’Umanità parli lingue (ormai) diverse/diversificate.


Un fatto si può osservare direttamente: alcune macrofamiglie di lingue sono parlate da uomini geneticamente omogenei, altre (come l’indoeuropeo) sono differenziate al proprio interno ma la massima parte dei Parlanti discende comunque da un comune antenato loro esclusivo, infine il giapponese è parlato da quattro popolazioni genetiche diverse, raggruppate a due a due in due lignaggi separatisi molto anticamente.

È quindi ovvio pensare che le lingue parlate da popolazioni geneticamente affini costituiscano assi indipendenti più o meno da quando è avvenuta la mutazione genetica che caratterizza i loro Parlanti (quindi le lingue dell’Asia Orientale e Sudorientale da circa 39.300-36.800 anni, le lingue amerindie da 31.700-17.200 anni) e che in Giappone sia avvenuta una sostituzione di lingua a fronte di una permanenza delle popolazioni preesistenti accanto ai nuovi venuti.

Il prezzo da pagare per queste conclusioni è che le lingue dell’Asia Orientale e Sudorientale e ancor più direttamente quelle amerindie discendano da una forma arcaica di indoeuropeo. Se ciò verrà mai dimostrato, l’ipotesi generale risulterà verificata.



Autori:


Emanuele Rizzardi









Guido Borghi



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ENGLISH VERSION:


What was the first language spoken in the history of the world? Let's see!


This article is a plus to the previous one, which was very successful, about the Indo-European language.

If the ancestors of the Greeks and Romans spoke Indo-European, is it possible to go even further back, to the dawn of the human race, and understand what language was used?

In this regard we have only two currents of thought:


- That all humans initially spoke a single language, which then split up

- That the various human groups have immediately developed different languages


The first theory was the one more considered until the first half of 1900, currently we are more oriented towards the second one even if, unfortunately and obviously, we do not have a precise answer, but we can only rely on reconstructions made a posteriori.


But now let's take a huge step back... when did man begin to speak and how?



Based on the way lithic artifacts were made, it is believed that species prior to ours already had language, even if their phonatory apparatus was different from ours (for Neanderthalians, for example, it was not possible to separate the oral cavity from the nasal cavity).

The mutation of the gene Fox-P2, indispensable to develop the thr ability to speak, is common to the whole Humanity; these two facts make probable that the first modern Men (about 230,000 years ago) spoke practically like us!

If we go even further back in time.

Humans, in any case, because of their physical conformation and brain size, were already able to process a protolanguage around a million years ago.

This means that, ideally, we communicated with simple sounds, but still more articulate than those of animals, for about 750,000 years before we spoke exactly the way we do today.


There was - apparently from Population Genetics - a 'bottleneck' around 75,000 years ago that affected the whole of Humanity, reduced to a few thousand individuals (with variation in the estimate to three to thirty).

It had been hypothesized that it was a consequence of the eruption of the Toba volcano, but this is not the only explanation and, at present, not even the most probable one, but the reduction in the number of men does not seem to be in doubt.

It is possible that, at that time (165,000 years after the first modern Men), the linguistic families were already differentiated.

Basically, all modern languages would derive from those developed by a very small group of survivors and this leads us to think that, they had already laid the seeds for the main language families of the following millennia.

Towards the Pleniglacial (18,000 years ago) there was a reduction in population in the central and northern regions of the Northern Hemisphere, but never to a few hundred and always more than 75,000 years ago; however this does not affect the argument. Of course, at that time it is certain that the language families were completely differentiated and if prehistoric Indo-European was not already spoken, its more or less immediate ancestor was spoken.




For the last twenty years or so, the question has become quite narrow: we all descend from common ancestors săpĭĕntēs and, since these spoke, the only possibilities are that all languages descended from theirs (1) or that at the beginning of the Upper Paleolithic there was such a cognitive evolution that completely new languages arose (2).

The supporters of the theory of the primitive language, i.e. the fact that mankind was born speaking only one language, see point (2) as the most difficult to achieve, so it is a priori better to point to the monogenesis of languages.


So, if all languages derive from a single one, how do we establish when this one fragmented into many others?

The question then becomes related to the time of birth of the protolanguages from which the linguistic macro-families developed: since the first genetic divergence between populations that today speak languages of different families occurred between 101,000 and 70,000 years ago, we can say that at least since then (i.e. more or less since the maximum bottleneck) Humanity has been speaking (by now) different/differentiated languages.


One fact can be directly observed: some macro-families of languages are spoken by genetically homogeneous humans, others (such as Indo-European) are internally differentiated but most of the speakers descend from a common ancestor exclusive to them, and finally Japanese is spoken by four different genetic populations, grouped two by two in two lineages separated in very ancient times.

It is therefore obvious to think that the languages spoken by genetically related populations constitute independent axes more or less since the genetic mutation that characterizes their speakers (so the languages of East and Southeast Asia from about 39,300-36,800 years, the Amerindian languages from 31,700-17,200 years) and that in Japan has occurred a replacement of language in the face of a permanence of pre-existing populations next to the newcomers.

The price to pay for these conclusions is that the languages of East and Southeast Asia and even more directly those of Amerindia descend from an archaic form of Indo-European. If this is ever proven, the general hypothesis will be verified.



Authors:


Emanuele Rizzardi









Guido Borghi

Luca Sirgianni (translation)


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1 commento


Maurizio Pistone
Maurizio Pistone
21 dic 2023

Tutto quello che sappiamo concretamente dell'evoluzione delle lingue riguarda un periodo che in alcuni casi può essere di qualche migliaio di anni, per altre molto meno.

Nel caso delle lingue delle grandi civiltà fluviali, abbiamo dati che risalgono un po' più di quattromila anni fa. Per le lingue indoeuropee, i primi dati documentati sono all'ingrosso di circa tremila anni fa, se parliamo almeno di linue di cui conosciamo con un minimo di precisione il lessico e le strutture grammaticali. Per altre dobbiamo andare parecchio avanti; se poi pensiamo dell'enorme numero di lingue senza scrittura, per esempio le lingue degli amerindi, che sono state oggetto di ampi e sistematici studi, parliamo di un arco di poco piàù di un paio di…

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