Recensione del romanzo storico "Lo stendardo di Giove", a cura di Luca Sirgianni, edizione Assobyz.
Parto dal presupposto che "Lo stendardo di Giove" non è un libro per tutti. Ha la capacità di tenerti incollato pagina per pagina e strapazzare i tuoi sentimenti proprio mentre non te lo aspetti.
Vivido, spietato, ricco di ogni genere di particolare, ma mai superfluo e scontato nella sua narrazione, presuppone un minimo di intelligenza per calarsi in un mondo che non c'è più.
Siamo in un mondo fatto di persecuzioni, violenze, ingiustizie e tanta ma tanta nostalgia del "magico" e del "misterioso".
Eh si... perchè la domanda a cui risponde questo libro è "chi eravamo?" o, per come la preferisco io "un tempo siamo stati qualcos'altro?"
Eccoci allora catapultati nella decadente Roma di fine 300, nelle gelide campagne della Gallia, nella vivace e movimentata Milano, fino alle aguzze montagne dei Balcani.
Un lungo viaggio in buona parte dell'Italia e in alcune aree dell'antico impero, in compagnia di personaggi veri ed umani, che ci mostrano i loro sentimenti e la loro guerra personale contro l'ormai onnipresente strapotere dei cristiani.
"Lo stendardo di Giove" ci parla della guerra dall'occhio dei vinti, degli sconfitti, di tutti quei pagani che sono stati cancellati in modo più o meno velato dalla Storia (e di fatti non credo esistano altri romanzi su questo filone).
Il Magister Arbogaste, l'imperatore Eugenio, la sacerdotessa Brigantia e il patrizio Flaviano sono solo alcuni di questi volti che riempiono un universo dalla costruzione pazzesca e curata con una profondità che non ha rivali. Dalle città ricostruite come in una fotografia, agli antichi rituali pagani, ad alcune frasi in gallico tardoantico (e non temete, alla fine del testo c'è una spiegazione da parte dell'esperto). Rizzardi è riuscito enormemente bene a dare voce alla fine di un mondo che è stato un tempo vivo, reale, giusto e concreto, senza banalizzarlo con le favolette moderne che troppo spesso ci propinano sedicenti esperti del settore.
Giove, Mitra e Cibele combattono al nostro fianco e ci guidano nella lotta contro Cristo e il suo campione Teodosio.
Una delle cose sulle quali inzialmente ero scettico era che il romanzo fosse eccessivamente bianco o nero e che potesse quindi essere scontato... specialmente nel finale! Invece, seppur narrato dalla parte dei pagani, nel testo c'è parità assoluta ed incertezza fino all'ultima pagina, tanto che ho quasi sperato in un finale più... diciamo fedele ai miei sentimenti personali.
Vedere Sant' Ambrogio e Teodosio come i "nemici" fanatici di questa storia è una cosa che ti porta a riflettere; un ribaltamento dei ruoli a cui siamo abituati che ho trovato coraggioso e vero.
E scusate se rimarco ancora la questione del finale, ma mi ha lasciato totalmente sconvolto a livello emotivo. Duro, struggente e triste da morire, una conclusione perfetta per un'era e per le centinaia di pagine che mi hanno accompagnano con una sorta di bellezza malinconica che ho gradito tantissimo.
Ultima nota; ho gradito tantissimo anche i personaggi secondari, quelli che magari si vedono per poche pagine, ma che cui ti affezioni immediatamente e per i quali gradirei un romanzi dedicato uno ad uno!
Frase preferita del libro:
"Ciò che è stato, può tornare... e i veri dèi torneranno"
Frase che mi ha fatto più male:
"Era la fine... il mondo bruciava, il mondo cadeva in mano ai cristiani"
Consigliato a:
tutti
Sconsigliato a:
creazionisti, vetero-cattolici e gente con la sindrome dei sentimenti offesi
Personaggio preferito:
Flavio Eugenio
Personaggio più odiato:
L'eunuco Calligono Insomma, non posso che consigliare questo nuovo romanzo di Emanuele Rizzardi e augurargli un nuovo successo! Direi che questo libro va preso asap per Natale, in libreria o su Amazon (così vi arriva comodo a casa). Qui un link dell'Autore: https://www.amazon.it/Lo-stendardo-Giove-Emanuele-Rizzardi-ebook/dp/B0968Y1GM6
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