Nel 533 la Sardegna era sotto il controllo dei Vandali, che l'avevano conquistata ai Romani. In quell'anno, il re Gelimero invia un capo militare, tale Goda, con il compito di gestire gli affari dell'isola a suo nome (e forse la Corsica).
Quello che deve fare, oltre a far rispettare l'autorità di Cartagine, è raccogliere le tasse e fare in modo che gli isolani rispondano alla traballante autorità centrale.
Goda era un funzionario di origine germanica, quasi certamente vandalo, senza barba e circa trentenne.
Per una serie di cause sconosciute, lo stesso anno del suo insediamento a Cagliari, il giovane Goda si ribella con il sostegno degli isolani e dei suoi soldati, assumendo il titolo di "rex" (di Sardegna).
I motivi della rivolta possono essere ipotizzati nell'intolleranza religiosa dei Vandali e negli esosi tributi che gli stessi chiedevano alla popolazione sarda che, esacerbata, preferisce un tentativo di indipendenza sotto un sovrano straniero. Di certo, anche l'ambizione di Goda e la crisi del potere di Gelimero giocano un bel ruolo in tutto questo.
Goda propose un'alleanza a Giustiniano, ma come ci dice Procopio, Costantinopoli rispose che accettava ben volentieri tale proposta e che avrebbe mandato un suo esercito per prendere il controllo dell'isola. Il re di Sardegna rispose piccato che la sua autorità militare era sufficiente, ma nonostante questo la spedizione venne organizzata. Questo, probabilmente, fa parte di una interpretazione "politica" del significato di alleanza, dove per Costantinopoli significava accettare il ruolo dell'Augusto come potere superiore a quello del rex di Sardegna. Che sia stata una cosa voluta oppure no, apparentemente alla fine il buon Goda pare si fosse sottomesso, o fosse disposto a farlo.
Purtroppo (per lui), l'esercito di Costantinopoli si preparò con una certa lentezza e Gelimero, saputo della rivolta, inviò un esercito di 5.000 uomini.
L'estemporaneo rex decise di tentare una resistenza rigida piuttosto che una guerriglia e in pochissime settimane fu sconfitto e ucciso dal principe vandalico Zazo, nei pressi di Cagliari.
Non sappiamo se le pessime scelte di Goda furono date da clamorosi errori strategici, o dall'eccessiva fiducia nelle sue capacità difensive, oppure ancora, nella speranza che i Vandali e Romani si dissanguassero a vicenda, ma chi ci guadagnò fu Giustiniano, che costrinse i Vandali a dividere il proprio esercito proprio mentre Belisario stava veleggiando per conquistare Cartagine.
Secondo Procopio, la divisione delle truppe vandaliche fu la conseguenza della caduta del regno dei Vandali e un errore devastante per Gelimero, ma personalmente non sono così critico.
Alla fine, Belisario ottiene una vittoria relativamente facile contro i Vandali e poco sarebbe cambiato con alcune truppe schiarate meglio o con una tempistica più efficace. I Vandali avevano già dovuto sopportare devastanti sconfitte ad opera dei Berberi, in particolare del capo Cabaon e avevano già perso la Tripolitania, la costa dell'Algeria, senza contare la precedente perdita della Sicilia.
La Sardegna e la Corsica tornarono sotto controllo imperiale proprio poco dopo, ottenendo la "pace" religiosa sperata.
La Sardegna non avrà un nuovo re per oltre 500 anni, fino all'epoca dei Giudicati.
Un articolo di Emanuele Rizzardi:
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