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Cronaca di un’ordalia sui monti di Trento


 di Nicola Messina

 

 

“Garibaldo ha lasciato il cavallo al villaggio e, come gli è stato ordinato, ha intrapreso la salita verso il Golgota. Le curve si susseguono, una dietro l’altra, e il sudore scivola dalla sua fronte in rivoli aspri; il caldo è opprimente mentre l’armatura che indossa, sopra la veste ricamata dalla sposa, sono dei fardelli di cui farebbe a meno. Giunto a metà del percorso si leva l’elmo e l’ho allaccia allo scudo tondo che gli pende dalla schiena. La lancia, ben salda nella sua mano, l’aiuta nella salita; alla cinta porta la spada e lo scramasax, fidi compagni di viaggio.

“La sua parola e il suo onore sono stati messi in dubbio e Garibaldo vuole giustizia. La verità di quanto accaduto è nelle mani di Dio e per questo incrocerà la spada con il campione della fara avversa.

“Io Alcino de Bertona, cronachista del Garibaldo, sarò testimone della sua infamia o della sua gloria. Il campo della sfida è ormai vicino, odo il vociare del banchetto e di mercanti…” (dalle cronache di Alcino de Bertona, Tridentum, A.D. MMXXIV)

Questa è la premessa, fantasiosa, per introdurre l’epico scontro che si è svolto presso il Parco delle Gorche sulla montagna sopra Meano, Trento, l’Haust Volk Fest, seconda edizione. La rappresentazione storica è stata organizzata dalla Tridentum farae, associazione che si occupa di studiare e rievocare la storia dei longobardi entrati in Italia nel 568 con la guida di Alboino e in seguito stabilitisi in Trentino. Una festa per conoscere, capire e rispettare un’epoca tanto distante e importante per la Storia del Trentino e dell’Italia.





Io sono Nicola Messina di Trento, alias Alcino de Bertona, il variago in missione per conto dell’associazione di divulgazione storica Byzantion di Milano. Sono qui per rievocare, attraverso il mio alter ego, l’ordalia svoltasi sabato 31 agosto, un caldo pomeriggio. A titolo informativo: un variago è un mercenario al soldo dell’imperatore romano d’oriente; mentre un’ordalia, o il giudizio di Dio, era una procedura giuridica, consistente in un combattimento o una prova fisica (ustione guarita in pochi giorni, galleggiamento sull’acqua, ecc.), richiesta in quelle vertenze che non si potevano o non si volevano regolare con un normale iter giudiziario. L’ordalia era praticata dai popoli germanici sin dall’antichità. Il vincitore della prova era ritenuto innocente d’ogni accusa in quanto favorito dall’intercessione divina (prima pagana e poi cristiana) che gli aveva consentito di prevalere.

L’atmosfera della festa è quella tipica di un po’ tutte le feste che si organizzano in Trentino dalla primavera all’autunno, ma a differenza delle altre, essa è caratterizzata dalla presenza di un piccolo accampamento e di un tocco antico, medievale, che la rende forse unica in provincia. L’affluenza è costante e le birre stemperano con piacere l’arsura nelle gole nei partecipanti. Mi aggiro con interesse tra i banchetti dei venditori dove si può trovare un po’ di tutto per immergersi nel mondo semi-mitico dei popoli germanici, soprattutto quelli norreni: dalle incisioni, agli incensi per meditare e invocare Odino, sino ai giochi e alle pelletterie e monili d’ogni genere. Continuo così sino all’inizio previsto dell’ordalia. Ma lascio alle parole del mio alter ego il compito di descriverla.

“La voce ferma del giudice pronuncia parole di giustizia in un latino colto che in pochi, capiscono. Chi conosce il latino lo traduce per gli altri ignari. È stato denunciato il furto d’un vitello mentre pasceva nel campo accanto al lago di Santa Colomba. Un testimone ha giurato davanti al giudice di aver visto messer Garibaldo passeggiare nei dintorni del lago il giorno del furto. Il suo incedere è parso sospetto al testimone, Garibaldo pareva nascondersi da un cespuglio all’altro. Garibaldo, dal canto suo, nega qualsiasi addebito affermando che quel giorno era andato per funghi; mentre indica Eriperto, il vicino che ha denunciato il furto, come fuorviato da un vecchio rancore, per un favore non corrisposto e che per questo voglia vendicarsi. Eriperto rifiuta qualsiasi conciliazione e proclama come suo diritto il battersi per le sue ragioni. Il giudice, constatata l’inconciliabilità tra le parti, opta per la soluzione ordalica rimettendosi al volere di Dio affinché interceda per la ragione più che per la forza dei contendenti.

“I due guerrieri avanzano sino al centro del campo e incrociano le rispettive armi in segno di saluto; entrambi sono bardati per il combattimento con corazza e cotta, Garibaldo ha uno scudo e una spada, mentre Eriperto è senza protezione ma ha una lunga ascia.

“Eriperto attacca subito abbattendo un tremendo colpo d’ascia sullo scudo del Garibaldo. Questi reagisce avanzando con lo scudo alzato e assestando fendenti verso Eriperto che arretra sino al limite del campo. Poi Eriperto contrattacca con una serie di forti colpi allo scudo dell’avversario, che si difende tentando una mischia ravvicinata e un colpo mortale al collo di Eriperto, che lo respinge anche questa volta. I due si allontanano per qualche istante poi Garibaldo parte con un nuovo attacco di spada che fa indietreggiare Eriperto che sferra un paio di pugni sull’elmo dell’avversario nel tentativo di stordirlo. Un pugno, guantato di ferro, va a segno, mentre il secondo va a vuoto e permette a Garibaldo d’indietreggiare per prepararsi al prossimo attacco di Eriperto. Esso avviene con un tremendo colpo d’ascia parato dal robusto scudo di Garibaldo; un secondo attacco d’ascia va a vuoto e i due si allontanano di nuovo. Gli avversari si studiano per qualche istante, poi Eriperto si scaglia su Garibaldo con tre micidiali colpi d’ascia, uno di essi intacca l’elmo di Garibaldo e questa volta lo stordisce. Garibaldo barcolla e subisce l’attacco dell’avversario che lo sconfigge con un mortale colpo nell’incavo tra il collo e la spalla sinistra.

“Il combattimento ha così termine, con la vittoria di Eriperto, entrambi validi guerrieri. Dio ha scelto la verità di Eriperto e adesso la famiglia di Garibaldo dovrà risarcirlo con un nuovo capo di bestiame e un’ammenda.” (dalle cronache di Alcino de Bertona, Tridentum, A.D. MMXXIV)




 

Questo è quanto avvenuto al Parco delle Gorche in una giornata di fine agosto. La messa in scena di un atto giudiziario in vigore nel medioevo italiano, in tutta la penisola e nel resto d’Europa. Quello che il mio alter ego ha descritto è, in massima parte, quanto ho ripreso con la mia macchina fotografica. Ovviamente i due rievocatori, Jason – Eriperto e Mattia – Garibaldo, hanno combattuto fintamente e il povero Garibaldo è caduto a terra stremato più per il caldo che per l’attacco del suo avversario. L’avversario è membro del gruppo di rievocazione storica romano dei Tyrslog che in massa si sono presentati all’evento delle Gorche armati di tutto punto e con tenda al seguito. La serata è poi proseguita con rappresentazioni meno cruente, ma con giochi che comunemente si facevano tra i germani antichi. In serata c’è stata pure l’esibizione dei Ragnarok, gruppo musicale di musica norrena antica.

Lo scopo del progetto Il tempio del lupo, di cui fa parte la Tridentum farae, è quello di ricostruire lo stile di vita delle popolazioni longobarde in Trentino, nel corso dell’alto medioevo, per comprendere meglio anche le pratiche religiose pagane, alle quali l’associazione fa riferimento. Questa ricostruzione storica, molto diffusa in Europa, avviene con lo studio dei materiali, delle tecniche, della storia e della messa in pratica con il metodo della living history (far rivivere attraverso le gestualità e la ritualità i vari aspetti della vita quotidiana del periodo che si sta rievocando, senza riferirsi a un preciso evento storico).  Tuttavia, il fine ultimo di questa attività non è il solo divertimento ma anzitutto la necessità di fare conoscere a quante più persone possibile l’etica delle antiche popolazioni germaniche.

 

Al termine della giornata, mi sono soffermato a chiedermi sul perché c’è dell’interesse nel rievocare le storie, gli usi e i costumi di popoli scomparsi e che, all’apparenza, non dovrebbero insegnarci nulla a noi moderni. Questo vale sia per i Longobardi che per i Goti, ma anche per i vichinghi, che è un nome sul cui significato ancora oggi si dibatte, ma che non identificherebbe un popolo, bensì un mestiere.

La risposta non è semplice e non la si può sintetizzare in poche parole. Le incertezze moderne hanno certamente spinto incuriosirsi sugli stili di vita del passato, dove non esistevano inquinamento, tasse, sovrappopolazione e altro, e a seguirli come se fossero una panacea. Può darsi che studiando la Storia antica si possano cogliere delle soluzioni da applicare ad alcuni problemi attuali. In fin dei conti la Storia è una severa maestra che, talvolta, può insegnare qualcosa.  Oltre a questo, il mio personale desiderio è quello di estirpare i pregiudizi rinascimentali sui barbari, togliere argomenti ai nazionalisti, che hanno esaltato all’eccesso certe vicende del passato, e cercare di portare le vicende dei popoli germanici dal loro alveo storico al grande pubblico.

Anche l’associazione Il tempio del lupo, con iniziative come l’Haust Volk Fest, vuole evitare fasulli e degradanti accostamenti al recente passato, ed è il suo scopo statutario quello di portare avanti un nuovo percorso di conoscenza della fede pagana, ma anche della storia degli antichi popoli germanici, in primis i Longobardi.

Concludo quest’articolo con l’ultimo intervento del mio alter ego, Alcino de Bertona:

“Il corpo di Garibaldo è stato posto sopra una barella improvvisata ed ora discende mestamente il percorso che aveva intrapreso all’andata. Il suo cavallo è lì ad attenderlo, ha una strana luce negli occhi, come s’aspettasse di non rivedere più il suo padrone. Moglie e figli seguono in testa il corteo funebre, dove già si confabula di postume rivalse. Ora non so dirvi se queste vi saranno, il prosieguo della vicenda è rimandato all’Haust Volk Fest del 2025.”

 

 Video completo qui dell'ordalia:

 





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